Elezioni sindaco Roma 2021: perché è impossibile scegliere chi votare

Alessandro Cipolla

13/09/2021

13/09/2021 - 17:18

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Nessun candidato alle elezioni a Roma sembrerebbe essere idoneo a fare il sindaco: tra Raggi, Calenda, Gualtieri e Calenda, gli elettori alla fine sceglieranno chi per loro è il “meno peggio”.

Elezioni sindaco Roma 2021: perché è impossibile scegliere chi votare

Scegliere chi votare alle elezioni amministrative a Roma ormai sembrerebbe essere una sciarada per i cittadini della capitale. Nonostante l’ampia scelta, sono ben ventidue gli aspiranti sindaco in corsa, nessun candidato appare essere veramente idoneo a prendere in mano le redini del Campidoglio.

Il sentore era nell’aria da diverso tempo ma adesso, a venti giorni dall’apertura dei seggi, questa sensazione di una generale inadeguatezza sta diventando sempre più palese.

La prima avvisaglia c’è stata in primavera quando sono andate in scena le varie telenovelas per la scelta del candidato, mentre il vero e proprio campanello d’allarme è scattato alla Casa dell’Architettura dove, a fine luglio, è andato in scena il primo - e unico finora - confronto tra i principali quattro candidati sindaco in corsa a Roma.

La conferma poi è arrivata una volta entrati nel vivo della campagna elettorale, giocata più sui social che sulle reali e concrete proposte per la capitale: una vacuità che poco si concilia con l’importanza della posta in ballo.

A onor di cronaca, Carlo Calenda ha presentato un programma elettorale dettagliato e da tempo sta girando la città, ma il sentore è che dietro al leader di Azione non ci sia una squadra capace di tramutare poi le parole in fatti.

Il tour elettorale di Virginia Raggi è invece incentrato tutto nel far conoscere cosa è stato fatto in questi cinque anni: se però guardiamo al programma presentato alle elezioni del 2016, la sindaca una volta eletta ha dovuto fare i conti con la dura realtà capitolina e gran parte dei buoni propositi sono così stati disattesi.

La campagna di Roberto Gualtieri e di Enrico Michetti invece sembrerebbe essere più nelle mani dei partiti e dei movimenti che li sostengono che sulle loro figure, tanto che il candidato del centrodestra è stato praticamente commissariato da una Giorgia Meloni che si è messa tanto in gioco per queste elezioni amministrative a Roma.

Elezioni Roma: la difficoltà nel decidere chi votare

C’è una domanda a Roma che ultimamente serpeggia nelle discussioni tra amici: “Ma alle elezioni, chi si deve votare?”. Nonostante la gran ressa di candidati, mai come questa volta la scelta appare essere ardua.

Il centrodestra che per i sondaggi è in vantaggio e sicuro del ballottaggio, dopo una infinita trattativa tra i partiti alla fine ha scelto di puntare su Enrico Michetti, un avvocato popolare nella capitale soprattutto per essere uno speaker radiofonico.

Suo grande sponsor è Giorgia Meloni che, non a caso, dopo le poco brillanti prime uscite pubbliche del Tribuno ha deciso di affiancargli Luigi Di Gregorio, professore alla LUISS e autentico guru per quanto riguarda la comunicazione politica.

Visto che Michetti viene dato in vantaggio, il centrodestra sembrerebbe aver rispolverato un vecchio mantra della politica: niente confronti pubblici quando si è in testa. Non sarebbe così un caso che l’avvocato ancora non ha dato il suo disco verde a un dibattito televisivo.

Annusata la poca brillantezza dello sfidante, Carlo Calenda sta provando a fare breccia nel campo dei moderati: l’ex ministro spera di attrarre quella parte dell’elettorato del centrodestra poco convinta della scelta di candidare Enrico Michetti.

In questa campagna elettorale Calenda è apparso come il candidato più in forma, ma il passato ci ha insegnato come nei partiti personali come Azione, spesso dietro alla figura del leader c’è il vuoto più assoluto.

Ricordate Antonio Di Pietro? Dopo essere sceso in campo tra le grandi aspettative generali, con Italia dei Valori è arrivato a prendere l’8% alle europee del 2009, portando però in Parlamento anche personaggi come Domenico Scilipoti e Antonio Razzi che lo hanno tradito alla prima occasione dando vita ai Responsabili.

Oltre a pescare nell’elettorato del centrodestra, l’attuale eurodeputato punta a togliere consensi anche a un Partito Democratico che a Roma resta sempre autoreferenziale: il candidato è Roberto Gualtieri, ma al posto dell’ex ministro ci sarebbe potuto essere chiunque.

Cosa dire poi di Virginia Raggi? Quando venne eletta sindaca sembrava che la capitale fosse dinanzi a una svolta epocale, ma in cinque anni tutte le grandi criticità sono rimaste irrisolte: bisogna dare atto ai pentastellati di aver ereditato una situazione disastrosa e di avere cercato di rimettere in sesto i conti della città, ma se prometti mari e monti e poi realizzi poco o nulla è inevitabile che il bilancio finale sia insufficiente.

Dietro i quattro principali sfidanti c’è poi una folta schiera di candidati indipendenti: più che dare un’opzione alternativa agli elettori, alla fine non fanno altro che alimentare la confusione.

Con ogni probabilità in queste elezioni amministrative a Roma i cittadini sceglieranno di votare di nuovo per il meno peggio, oppure per cercare di impedire la vittoria di un candidato particolarmente inviso: una scelta che potrebbe diventare amletica al ballottaggio, quando in tanti potrebbero essere dilaniati dal dubbio se passare la giornata al parco oppure barrare il nome dell’aspirante sindaco percepito come il “male minore”.

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