Economia calda - Un 3% è per sempre?

Dario Colombo

06/06/2022

20/06/2022 - 09:24

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Breve storia del rapporto fra deficit al 3% del PIL e di oltre 25 anni di vincoli di bilancio in Europa, per capire se e come possono cambiare le cose

Nel titolo della seconda puntata di Economia Calda ci concediamo la libertà di parafrasare un noto slogan pubblicitario (ricordate? «un diamante è per sempre») per mettere sotto i riflettori un numero: il 3%.

Una percentuale che ci sta accompagnando da decenni e che potrebbe farlo ancora per molto, sempre ché l’Europa non decida di mettere mano ai trattati, e l’aria che sta tirando dice che potrebbe anche essere la volta buona.

Il 3% è il numero che indica il rapporto fra deficit e PIL che ogni stato dell’Unione europea deve rispettare per poter farne parte con sano spirito comunitario, ossia senza nuocere agli altri Stati e, conseguentemente, senza incappare in sanzioni.

Ma perché usiamo il 3% e non, putacaso, il 5%? Chi lo ha deciso? Quando? Come è stato «imposto» a tutta l’Europa? Perché oggi ci dà l’impressione di essere un leviatano immarcescibile?

Le risposte a queste domande sono nel quarto d’ora accademico della seconda puntata di Economia Calda, dove si passa da John Fitzgerald Kennedy a Tommaso Padoa Schioppa, da François Mitterrand a Jeacques Séguéla, un genio della pubblicità, che quarant’anni fa ha determinato il marketing per come lo conosciamo oggi, applicandolo anche alla politica.

Uno che diceva che «la prima regola è che si vota per l’uomo e non per il partito. La seconda è che si vota per un’idea e non per un’ideologia. La terza regola è che si vota sempre per il futuro e mai per il passato».

È anche grazie a lui (indirettamente: essendo stato artefice dell’elezione di Mitterrrand), che il 3% ha fatto carriera in Europa, diventando simbolo della stabilità per eccellenza.

Ma ha ancora senso il 3% con i cambiamenti e le crisi in atto? E che indicatore è il PIL? Ha ancora senso avere parametri così rigidi?
Ne parliamo facendo riferimento ad alcuni testi base.

Al termine di ogni puntata, infatti, proponiamo una selezione testi per approfondire il tema trattato, con spirito multidisciplinare. Perché l’economia, keynesianamente, deve essere una rappresentazione olistica del mondo.

Consigli di lettura: cinque libri per approfondire

Jeacques Séguéla - Non dite a mia madre che faccio il pubblicitario, lei mi crede pianista in un bordello - Lupetti & Co

Romano Prodi intervistato da Marco Damilano - Missione incompiuta - Laterza

Tommaso Padoa Schioppa - Europa Forza Gentile - Il Mulino

Giorgio Ruffolo - Lo sviluppo dei limiti - Laterza

Bruno Nascimbene - Unione Europea Trattati - Giappichelli Editore

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