Debito pubblico USA al 125% del PIL: perché non bisogna preoccuparsi

Renato Frolvi

10/09/2021

19/10/2021 - 17:10

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Il debito pubblico americano è giunto al 125% sul PIL. Bisogna preoccuparsi? Assolutamente no, ecco perché.

Debito pubblico USA al 125% del PIL: perché non bisogna preoccuparsi

Sulla spinta dei 1.900 miliardi di dollari di stimoli a carico del bilancio federale varati dal presidente Biden, il debito pubblico americano è su una traiettoria di forte aumento, mentre il deficit pubblico è già salito al 18,6% del Prodotto Interno Lordo, il livello più elevato dal 1945.

Il trend in atto quasi certamente spingerà il debito pubblico degli Stati Uniti a superare il picco della seconda guerra mondiale del 106% del PIL, e attualmente si situa attorno al 125%. Molti economisti e analisti sostengono (ma io non sono fra questi) che l’espansione del debito pubblico USA è una bomba a tempo destinata ad esplodere sui mercati finanziari - prima o poi - con effetti devastanti, determinati da possibili downgrade delle agenzie di rating, aumento dei rendimenti per effetto delle vendite da parte di fondi sovranazionali cinesi e/o del sud-est asiatico, e altre amenità del genere.

Perché non preoccuparsi per l’aumento del debito pubblico USA

Certo, nel fare delle previsioni per il 2022-2023 sul debito/PIL degli USA si viaggia in territorio inesplorato, ma sono troppi i fattori che possono determinare il se o il quando il debito federale diventerà mai un vero problema. Forse non lo diventerà mai. Alcune considerazioni infatti inducono all’ottimismo.

1) I tassi di rendimento sui Treasury sono più bassi della crescita del PIL

Probabilmente il debito federale americano rimarrà gestibile nel prossimo futuro. Tutto dipende dalla crescita economica. Quando i tassi di interesse che lo stato paga sul proprio debito sono più bassi della crescita del PIL, nel medio termine ciò impedisce una crescita automatica e incontrollata del debito dovuta alla spesa per interessi (come è invece successo in passato all’Italia).

Infatti, la spirale debito-interessi-debito può essere evitata finché il tasso d’interesse nominale sul debito è inferiore al tasso di crescita nominale dell’economia: in questo caso l’aumento del gettito fiscale riveniente dalla maggior crescita riduce il deficit /PIL e di lì il rapporto Debito/PIL. E questa è la situazione negli Stati Uniti oggi. Oppure della Germania.

C’è però il rischio maggiore dato da un’impennata duratura dell’inflazione che spinga i tassi di interesse ben sopra il tasso di crescita del PIL. Tuttavia la Fed a più riprese ha ribadito che l’impennata inflazionistica è temporanea e dovuta essenzialmente a una strozzatura dal lato dell’offerta (sia dell’offerta di lavoro che dell’offerta di materie prime e microchip).

Nel medio periodo l’inflazione dovrebbe scendere di nuovo in basso per effetto di un aumento della produttività, come accaduto negli anni precedenti alla crisi da Covid-19 del 2020.

2) Un alto Debito/PIL è un fattore diffuso nelle economie dei Paesi sviluppati ma può essere riassorbito nel tempo se c’è una forte crescita strutturale dell’occupazione e degli investimenti e una banca centrale che mantiene bassi i tassi di interesse

Certamente il debito Usa è elevato, ma molto inferiore a quello di altre grandi economie, come ad esempio Giappone (255%) e Italia (156%), mentre è superiore a quello del Regno Unito (100%) e della Zona Euro (100.50%). Cina e altri Paesi emergenti hanno rapporti più bassi di debito/PIL, ma hanno visto aumenti significativi.

Dal punto di vista di chi investite nel debito sovrano, questo significa che il debito/PIL degli Stati Uniti non è a un valore anomalo, ma è a un valore significativo in termini di sostenibilità del debito rapportato al tasso di crescita del gettito fiscale. E poi è fondamentale il ruolo delle banche centrali che sono compratrici di ultima istanza del debito pubblico e mantengono i tassi di interesse bassi.

La posizione relativa degli USA è anche rafforzata, oltre che dalla tempestiva manovra della Fed, anche dallo status del dollaro come valuta di riserva, che crea una significativa domanda di debito del Tesoro USA: la domanda di dollari come valuta rifugio comporta anche domanda di Treasury e quindi contribuisce a mantenere i prezzi dei Treasury alti e i rendimenti bassi.

3) La spesa pubblica è positiva se aiuta la crescita e fa aumentare il gettito fiscale nel M/T

Il fattore deficit /PIL, se si accumula va a formare più debito. Il deficit statale si forma quando la spesa pubblica supera le entrate fiscali e deve essere finanziato con emissione di debito. Nel breve termine, l’aumento della spesa pubblica non deve necessariamente essere considerato negativo per il deficit, perché nella misura in cui l’economia registra livelli più alti di produttività e innovazione tecnologica a seguito dell’aumento delle spese infrastrutturali e degli incentivi fiscali. Siamo di fronte a una spesa pubblica produttiva e non solamente assistenziale, e quindi una spesa che fa da moltiplicatore del PIL aumenta il tasso di crescita del PIL nel medio termine, e quindi il gettito fiscale.

Una spesa pubblica produttiva possiede un aggiustamento automatico del deficit/PIL: all’inizio il rapporto peggiora, ma dopo 2 anni o più esso migliora. È questo che sicuramente rende il peso del debito più gestibile. È questa la situazione degli USA. Situazione analoga la si ha in Germania, dove la spesa per interessi 2021 sarà di circa 20,5 mld di euro solamente, su un PIL di 3.500 mld di euro (la Germania certamente è il paese che più si avvantaggia della moneta unica, in questo senso) .

4) Il fattore Federal Reserve

Ultima ragione per la quale non dobbiamo preoccuparci dell’aumento del debito pubblico USA, ma non certo per importanza, è la politica monetaria della Federal Reserve, che si è evoluta spostandosi verso un obiettivo di inflazione esplicito e di massimizzazione dell’occupazione, fino alla recente svolta per un obiettivo d’inflazione media nel lungo periodo. La tolleranza espansiva della Fed (che accetterà anche una inflazione superiore al 2% per qualche trimestre senza intervenire) sostiene una maggior crescita del PIL nominale e garantisce bassi tassi di interesse, rendendo il debito federale più sostenibile, perché i tassi reali sono ampiamente negativi.

Certamente il Tapering inizierà entro il 2021, ma la Fed non smetterà mai di adattarsi alle mutevoli circostanze, e possiamo essere certi che essa manterrà una mente aperta su potenziali nuovi approcci e cambi di regime, abituandosi anche all’idea di mantenere un bilancio consistente della banca centrale per molti anni a venire, con una forte e duratura capacità di assorbire ingenti emissioni di debito (vedi grafico a fine articolo).

È quindi molto improbabile una crisi del debito pubblico americano

In conclusione, la risposta del governo federale americano alla pandemia Covid-19 ci ha riportato a livelli di debito mai visti dalla seconda guerra mondiale. Ma il livello del debito pubblico è elevato anche in altre economie mature. Tuttavia, il debito USA è sostenibile nel medio periodo e i mercati hanno iniziato a convincersi di tutto ciò.

Le vere crisi del debito nascono quando gli investitori non sono più disposti ad acquistare il debito di un Paese, cioè quando vedono che scarse prospettive di crescita economica, un mancato efficientamento della spesa pubblica, difficoltà di razionalizzare le entrate fiscali e la instabilità politica non permettono di sperare positivamente nel risanamento duraturo delle finanze pubbliche. Non è questo il caso degli Stati Uniti.

Per i motivi suddetti, quindi, è molto improbabile che possa accadere una crisi di fiducia negli Stati Uniti nel prossimo futuro.

Andamento del debito/PIL negli USA (linea gialla, scala di destra) e andamento degli asset totali detenuti dalla Fed (linea bianca, scala di sinistra) dal luglio del 2010 ad agosto del 2021 Andamento del debito/PIL negli USA (linea gialla, scala di destra) e andamento degli asset totali detenuti dalla Fed (linea bianca, scala di sinistra) dal luglio del 2010 ad agosto del 2021 Fonte: Bloomberg

Il forte incremento del debito/PIL iniziato nella primavera 2020 negli USA (linea gialla)
è stato dovuto unicamente agli interventi massicci di spesa pubblica a sostegno all’economia,
ma è stato ri-assorbito dal parallelo aumento degli acquisti di Treasury e di bond corporate
da parte della Fed (linea bianca): gli asset totali in bilancio Federano circa 4,5 Trilioni
di dollari a fine 2019, ma raggiungono gli 8,3 trilioni di dollari a fine agosto 2021.
Il mantenimento di un basso livello dei rendimenti sulla curva governativa è stato garantito
proprio dalla Fed, frenando la spesa in conto interessi del governo e limitando il deficit/PIL.

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