Equity crowdfunding in Italia: trend e numeri del mercato dal suo lancio a oggi

Giulia Adonopoulos

5 Dicembre 2018 - 17:55

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L’equity crowdfunding in Italia è un mercato giovane, ma sta facendo passi da gigante: ecco i numeri della sorprendente evoluzione e cosa aspettarci nel prossimo futuro.

Equity crowdfunding in Italia: trend e numeri del mercato dal suo lancio a oggi

Negli ultimi anni l’equity crowdfunding in Italia si è reso protagonista di un’importante crescita, ponendosi come interessante e gettonata via alternativa per finanziare startup e piccole e medie imprese. Merito di scelte politiche favorevoli, come l’apertura dello strumento a tutte le PMI, e della progressiva maturazione del mercato, con i portali più attivi e dinamici in grado di rendere i progetti virali e di raggiungere l’overfunding in tempi record.

Il 2018 è stato l’anno del boom. Pensiamo che nel solo terzo trimestre la raccolta tramite equity crowdfunding in Italia ha superato quella dell’intero 2017, e il trend sembra destinato a consolidarsi. Secondo uno studio effettuato da EdiBeez e AIEC l’anno in corso dovrebbe chiudere con 34 milioni di euro di raccolta per 121 campagne finanziate, e da qui a due anni si prospetta una crescita costante (anche se a tassi inferiori). Stando alle stime il 2020 chiuderà con un totale raccolta superiore a 110 milioni di euro.

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Gli elementi che aiuteranno il trend positivo sono diversi: dall’aumento delle campagne alla sempre maggiore diffusione e conoscenza dello strumento dell’equity, dall’affermazione di un mercato secondario che riduca l’illiquidità degli investimenti all’arrivo di PMI ‘mature’ che sperimenteranno l’equity crowdfunding quale anticamera verso la quotazione in Borsa, fino all’ingresso di nuove piattaforme autorizzate da Consob, che dovrebbero essere 9 entro il 2019.

L’evoluzione dell’equity crowdfunding in Italia

L’equity crowdfunding è stato introdotto in Italia dal D.L. 179/2012 (‘Decreto Sviluppo- bis’) convertito nella Legge 221/2012. L’intento di policy è stato dichiaratamente quello di introdurre la raccolta di capitale di rischio tramite internet per favorire la nascita e lo sviluppo di imprese e startup. Lo stesso decreto ha introdotto lo status della startup innovativa e le semplificazioni che hanno dato il via all’industria dei mini-bond. Dal 2013, grazie alla delibera n.18592 di Consob, anche in Italia gli investitori retail e professionali possono sostenere le imprese tramite il crowdfunding.

È l’indagine dell’Osservatorio Crowdfunding della School of Management del Politecnico di Milano a restituirci i dati più interessanti sull’evoluzione del crowdfunding in Italia da quel “fatidico” momento ai giorni nostri.

Alla data del 31 ottobre 2018 in Italia erano 30 i portali di equity crowdfunding autorizzati da Consob (di cui due, in verità, gestori “di diritto”), anche se non tutti hanno pubblicato campagne. Secondo lo studio dal 2013 sono state lanciate quasi 270 campagne sulle principali piattaforme di equity crowdfunding, di cui il 70% chiuse con successo e con il picco rappresentato da CrowdFundMe, seguito da Mamacrowd, StarsUp e OpStart.

Per quanto riguarda le campagne e la raccolta nel tempo, dal 2014 la crescita è stata esponenziale. Pensiamo che solo quattro anni fa il totale raccolto tramite piattaforme online in Italia era di appena 1,308 milioni di euro, nel 2016 è passato a 4.363 milioni di euro, ha raggiunto 11,586 milioni nel corso del 2017, e nel 2018 ha superato i 26 milioni (dati al 14 ottobre 2018).

Dall’avvio della legge il capitale di rischio totale raccolto è pari a 45.360.161€, con CrowdFundMe e Mamacrowd che si contendono il primato per numero di progetti pubblicati e capitale raccolto.

I motivi della crescita

Il “miracolo italiano” non è casuale. L’Italia è stata la prima in Europa a regolamentare con normative ad hoc lo strumento dell’equity crowdfunding: nel 2013 la Consob (Commissione nazionale per le società e la Borsa), con delibera al Regolamento sulla raccolta di capitali di rischio tramite portali on-line, ha delineato alcune misure per regolamentare il crowdfunding azionario in Italia e creare un ambiente affidabile in grado di infondere fiducia nei finanziatori.

Da quando gli investitori retail e professionali possono sostenere le startup innovative attraverso lo strumento dell’equity crowdfunding (si investe una somma di denaro in cambio di quote nella società), il settore ha ricevuto nuova linfa vitale ed è cresciuto in maniera esponenziale.

Ma la vera novità per l’equity crowdfunding in Italia è stata l’apertura del mercato (prima confinato a startup e PMI innovative) a tutte le PMI, introdotta dalla Legge di Stabilità 2017 e implementata da Consob a gennaio 2018. In un periodo storico in cui l’accesso al credito dai canali tradizionali risulta essere una sfida sempre più ardua gli strumenti di finanza alternativa come il crowdfunding sono una grande opportunità per le piccole e medie imprese o le startup early stage. Inoltre - forse non tutti lo sanno - chi investe nel capitale azionario di una startup o PMI innovativa attraverso il crowdfunding può usufruire di incentivi fiscali (detrazione o deduzione sull’imponibile IRPEF del 30%), riducendo in modo significativo i costi sostenuti.

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