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Indici azionari: cosa sono? La guida

Redazione

14/12/2022

14/12/2022 - 12:36

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Cosa sono gli indici azionari, a cosa servono e perché sono così importanti? Una guida completa sulla loro definizione e funzionamento.

Indici azionari: cosa sono? La guida

Indici azionari: cosa sono, a cosa servono e perché sono così importanti?

Se in generale con il termine «indice» si fa riferimento ad una misura, per capire al meglio che cosa sono gli indici azionari e qual è la loro importanza sui mercati bisogna fare diverse precisazioni aggiuntive, soprattutto perché ne esistono diverse tipologie.

In finanza, con il termine «indice» facciamo riferimento a una misura del cambiamento registrato all’interno di un dato mercato. Nel caso dei mercati azionari, gli indici azionari rappresentano un vero e proprio portafoglio, un raggruppamento di titoli di un mercato particolare o di una porzione di esso. Ciò significa che non si può investire direttamente su un indice comprando parti di esso, ma sui titoli in esso compresi.

La definizione e l’utilizzo del termine iniziano così ad essere più chiari ma scendiamo ancor più nel dettaglio fornendo una guida completa sugli indici azionari: cosa sono e perché sono così importanti per i mercati?

Indici azionari: cosa sono? Definizione

Come già accennato in precedenza gli indici azionari possono essere considerati come dei portafogli di titoli raggruppati secondo diverse caratteristiche e in virtù di differenti parametri. Proprio in virtù dei diversi sistemi di ponderazione utilizzati, i titoli acquisiscono un peso diverso all’interno degli indici azionari.

Dato che ogni indice esprime l’andamento dei titoli in esso compresi, al miglioramento delle prestazioni di mercato delle società quotate corrisponderà anche un miglioramento delle prestazioni dell’indice azionario e viceversa. In molti casi la variazione relativa degli indici è più importante rispetto al valore numerico (ai punti) segnati.

Un indice può replicare un settore economico o un particolare mercato azionario.
Gli indici azionari ci aiutano a valutare i risultati dei mercati in un determinato periodo di tempo, ad esempio giornaliero, settimanale, mensile e così via. In questo modo si possono effettuare dei confronti e determinare il cosiddetto «sentiment» del mercato, su cui gli analisti basano le loro previsioni. Inoltre, gli indici vengono utilizzati anche come benchmark per la performance delle azioni. Ad esempio l’indice Dow Jones Industrial Average, calcolato combinando trenta titoli a maggiore capitalizzazione degli Stati Uniti, è tra i più conosciuti al mondo. Quando scende le azioni perdono valore e, quando sale, diventano più costose.

In teoria, un indice non può essere acquistato o venduto direttamente. Come mai? Gli indici azionari sono solo indicatori che si muovono in base all’evoluzione delle quotazioni prese in considerazione. Eppure i movimenti dei prezzi dei principali indici mondiali si riflettono in molti prodotti finanziari come:

Per questo motivo in campo economico vengono utilizzati termini come «index investing» o «index trading».

Le tipologie di indici azionari

Come sarà certamente più chiaro nelle righe che seguiranno, la composizione degli indici azionari varia a seconda del parametro di riferimento preso in considerazione. Sulla base del criterio di scelta un indice azionario può essere:

  • Equally weighted: i fattori di ponderazione sono uguali per tutti i titoli dell’indice. La capitalizzazione delle società non ha rilevanza e hanno tutte lo stesso peso;
  • Price weighted: la composizione varia a seconda del prezzo dei titoli contenuti nell’indice; più il prezzo di un titolo è elevato, maggiore sarà il suo peso. Nonostante siano semplici da calcolare rischiano di non rappresentare del tutto l’andamento generale poiché si opera una sproporzione a favore dei titoli più costosi che vengono maggiormente rappresentati;
  • Value weighted: questi indici azionari si basano sulla capitalizzazione di mercato delle società quotate. Vengono periodicamente aggiustati e rettificati dopo operazioni societarie ma hanno il vantaggio di rappresentare in modo piuttosto equo tutti i titoli. Sono gli indici azionari più utilizzati sul mercato.

Oltre che sulla base di questi 3 criteri, gli indici possono anche essere costituiti per settore (come il Nasdaq), o per zona geografica (ad esempio indici globali e nazionali).

Esiste anche un’ultima tipologia da prendere in considerazione: quella degli indici di sostenibilità. Questi ultimi prendono in considerazione i titoli sulla base di criteri diversi rispetto a quelli economico-finanziari. In genere raggruppano i titoli di società considerate le migliori in campo di sostenibilità e CSR.

Indici azionari Italia ed Europa

Sul fronte Borse europee gli indici azionari più famosi sono quelli di Londra, Francoforte, Parigi, Madrid e Milano. L’indice londinese è il FTSE 100, quello tedesco è il DAX 30, quello francese il CAC 40, quello spagnolo l’IBEX 35 e quello milanese il FTSE Mib.

  • FTSE 100: indice azionario delle 100 società con la più alta capitalizzazione quotate al London Stock Exchange. Ogni 3 mesi vengono stabilite le componenti dentro e fuori l’indice.
  • DAX 30: indice azionario dei 30 titoli a maggiore capitalizzazione sulla Borsa di Francoforte. Prendendo in considerazione poche società non rappresenta necessariamente la vitalità dell’economia.
  • CAC 40: indice azionario dei 40 titoli più significativi per capitalizzazione tra le 100 maggiori quotate sulla Borsa di Parigi. Nonostante le 40 aziende siano francesi, il 45% delle loro azioni è nelle mani di investitori stranieri.
  • IBEX 35: indice azionario, nonché indicatore principale della Borsa di Madrid. Comprende i 35 titoli maggiori per capitalizzazione.
  • FTSE Mib: indice azionario principale della Borsa Italiana che comprende le 40 maggiori società italiane per capitalizzazione. Ha preso vita dalla fusione tra Borsa Italiana e il London Stock Exchange, mossa che ha portato alla nascita del London Stock Exchange Group.

Indici azionari mondiali

Oltre ai principali indici azionari di Italia ed Europa vale la pena di ricordare anche quelli asiatici e americani. Ad est troviamo il Nikkei 225, piuttosto ampio rispetto ai pari europei in quanto comprende i 225 maggiori titoli giapponesi per capitalizzazione di mercato.

Sempre in Asia troviamo poi lo Shanghai composite, che prende in considerazione tutti i titoli del mercato cinese. Si divide in SSE 380, SSE 180 e SSE 50 a seconda del numero di compagnie prese in considerazione.

Da citare anche l’Hang Seng di Hong Kong, costituito da 50 società che rappresentano il 58% della capitalizzazione dell’intero Hong Kong Stock Exchange. Infine, tra gli indici azionari asiatici non si può tralasciare il KOSPI sudcoreano che fa riferimento a più di 780 società tra cui Samsung e Hyundai.

I principali indici azionari americani sono 3: Dow Jones, S&P 500 e Nasdaq. Il Dow Jones Industrial Average (DOW 30) è composto da 30 titoli ma, al contrario di ciò che abbiamo visto fino ad ora non fa riferimento alla capitalizzazione delle società quotate, bensì a prezzo dei titoli.

L’S&P 500 è nato nel 1957 per mano di Standard & Poor’s. Anche in questo caso il valore di riferimento è la capitalizzazione delle 500 maggiori aziende statunitensi: per la sua grandezza è l’indice azionario di riferimento principale dei mercati USA.

Infine abbiamo il Nasdaq Composite che, tra tutti gli indici azionari, è quello di riferimento dei titoli tech di Wall Street.

Investire in indici azionari con i CFD

È possibile acquistare un CFD basato su un determinato indice piuttosto che acquistare o vendere tutte le azioni che sono incluse in quell’indice.
Nel caso in cui si ritenga che un intero mercato possa salire, possiamo acquistare un CFD con un supporto su un indice. Se invece riteniamo che quel mercato scenderà, possiamo vendere il CFD con sottostante su quell’indice. In questo modo è possibile fare trading sull’andamento generale - positivo o negativo - di un determinato mercato azionario.

I contratti per differenza presentano diversi vantaggi, tra cui un’elevata liquidità, basse soglie d’ingresso, bassi costi di transazione, permettendo inoltre di diversificare il proprio portafoglio investimenti. La vendita allo scoperto offre maggiore flessibilità e consente l’implementazione di diverse strategie. Tuttavia è importante ricordare che facendo trading sui CFD non si diventa proprietari dello strumento sottostante ma si specula solo sui movimenti di prezzo.

Se interessanti all’investimento in CFD su indici, si consiglia di valutare l’offerta di XTB, broker globale one stop shop, quarto al mondo per numero di clienti attivi.

Attenzione: è importante tenere sempre a mente che i CFD sono strumenti finanziari derivati e, pertanto, associati a un rischio maggiore. Essendo poi strumenti a leva, non è solo amplificato l’ammontare dei potenziali guadagni, ma anche quello delle possibili perdite.

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