Cos’è lo spread Btp-Bund e come si calcola

Flavia Provenzani

11 Giugno 2022 - 09:57

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Spread Btp-Bund: cos’è e come si calcola in una guida semplice per tutti. Cosa significa quando lo spread sale e perché è un segnale di allarme quando il differenziale tra i rendimenti si impenna.

Cos’è lo spread Btp-Bund e come si calcola

Cos’è lo spread Btp-Bund? Perché lo spread del rendimento tra il Btp, titolo di stato italiano, e il Bund, titolo di stato tedesco, fa paura?

Dopo la crisi economica e gli effetti sullo spread Btp-Bund nel 2008, si torna a lanciare l’allarme sui livelli raggiunti da questo differenziale. “Spread”, infatti, è una parola inglese che in italiano possiamo tradurre come “differenza”.

Capire di più cos’è lo spread Btp-Bund, che cosa indica, cosa significa quando sale e quando scende lo spread tra i rendimenti dei titoli italiani e quelli tedeschi e perché tutti ne parlano con tono di allerta è importante per inquadrare l’economia italiana.

Seppure il concetto di fondo sia semplice, meno immediato è comprendere in modo approfondito quali effetti può provocare sui mercati e sulla fiducia del Paese un innalzamento dello spread. Di seguito, una guida completa.

Cos’è lo spread Btp-Bund?

Con lo spread Btp-Bund si indica il differenziale (ovvero la differenza) tra il rendimento dei buoni del tesoro italiani e contro gli omologhi tedeschi.

Rispondere al quesito cos’è lo spread Btp-Bund è dunque piuttosto semplice: parliamo della differenza dei rendimenti tra i titoli di Stato italiani (Btp) e i titoli di Stato tedeschi (Bund).

I titoli di Stato sono delle obbligazioni che un Paese emette in cambio di denaro da parte dell’investitore, con un relativo rendimento da pagare ad una determinata scadenza.

Più la salute di un Paese è salda e forte, meno rendimento lo Stato darà all’investitore perché si tratta di un investimento molto sicuro - non esiste il rischio che lo Stato non riesca a ripagare chi ha comprato le sue obbligazioni.

Più l’economia di una nazione è a rischio, più il rendimento sarà alto secondo il ragionamento all’inverso.

In sintesi, per spiegare cos’è lo spread Btp-Bund, si può affermare: è un valore che ci dice quanto è più pericoloso prestare soldi allo Stato italiano (comprando Btp) rispetto al comprare il Bund.

Il Btp è paragonato al titolo di Stato tedesco perché il Bund è visto dal mercato come un titolo senza rischio dato che l’economia della Germania è molto solida.

Più alto è lo spread Btp-Bund, più alto è il rischio nel comprare il Btp.

Più lo spread diminuisce, più l’Italia è valutata come uno Stato credibile e sicuro.

Come si calcola spread Btp-Bund

Una volta definito a grandi linee cos’è lo spread Btp-Bund, è utile capire come viene calcolato questo differenziale.

Per ottenere lo spread Btp-Bund viene preso un Btp con scadenza a 10 anni e si calcola quale sarà il suo rendimento al giorno della scadenza. Poi si prende un Bund a 10 anni e, allo stesso modo, si calcola quale sarà il rendimento a scadenza.

A questo punto abbiamo due valori: il rendimento del titolo italiano a 10 anni a scadenza e il rendimento del titolo tedesco a 10 anni a scadenza.
Per completare il calcolo dello spread Btp-Bund, occorre fare la differenza (ovvero “spread”) tra il rendimento del Bund e il rendimento del Btp.

Per il calcolo dello spread Btp-Bund vengono presi i rendimenti di entrambi i titoli in tempo reale, rispetto al prezzo pagato all’acquisto dei titoli. Di seguito una spiegazione più dettagliata di come funziona il calcolo dei rendimenti dei titoli di Stato.

Ad oggi (11 giugno 2022) lo spread Btp-Bund è di 233 punti base: significa che il Btp italiano al momento rende il 3,83% rispetto al bund tedesco all’1,49%.

  • Come si calcola il rendimento di un titolo di Stato?

Andiamo un po’ più sul tecnico: il rendimento di un titolo come viene calcolato esattamente?
Esistono due componenti:

  • la cedola, un interesse che lo stato paga periodicamente
  • il guadagno (o la perdita) in conto capitale, la differenza tra quanto l’investitore ha pagato al momento dell’acquisto del titolo di stato e quanto gli viene restituito dallo Stato al momento della scadenza.

Per questo motivo, il calcolo del rendimento di un titolo di Stato avviene addizionando gli interessi alla differenza tra l’importo rimborsato e l’importo speso all’acquisto, il tutto diviso per il prezzo d’acquisto.

Vediamo come calcolare il rendimento di un titolo di stato. Ogni titolo ha un rendimento dato dalla componente cedolare più il guadagno o perdita in conto capitale. La componente cedolare è data dai flussi di interessi che il titolo periodicamente paga. Il guadagno o la perdita in conto capitale è dato dalla differenza fra quanto il risparmiatore ha pagato il titolo e quanto viene rimborsato a scadenza che è quasi sempre il 100% del valore nominale. Il tutto viene rapportato al prezzo di acquisto del titolo.

Ovvero:

(Interessi + (rimborso a scadenza - prezzo all’acquisto)) / prezzo all’acquisto

Cosa significa quando lo spread Btp-Bund aumenta

Definendo come si calcola lo spread Btp-Bund abbiamo visto quanto sia importante il valore dei rendimenti sia per il titolo italiano e quello tedesco e immaginiamo, dunque, che il valore dello spread possa cambiare a seconda delle variazioni del rendimento del Btp, del Bund o di entrambi.

Se lo spread tra il rendimento del Btp a 10 anni e quello del Bund a 10 anni aumenta, tutti ne parlano con toni di allerta.

L’aumento dello spread Btp-Bund può verificarsi quando il rendimento del Btp italiano aumenta rispetto a quello del bund tedesco. Questo significa che l’Italia dà un rendimento più alto sui suoi titoli rispetto a quanto dà la Germania sui bund con la stessa scadenza.

Se da una parte per l’investitore che ha in portafoglio i Btp italiani è una notizia positiva l’aumento dello spread Btp-Bund - perché significa che avrà un maggior ritorno una volta scaduti - dall’altra il fatto che lo spread aumenti non è un buon segnale per lo Stato italiano.

L’aumento dei rendimenti dei Btp vuol dire che l’Italia è diventata un’economia più “pericolosa”, e aumenta il rischio che il Paese non sia in grado di ripagare i detentori dei Btp una volta giunti a scadenza.

Quando l’Italia per una serie di eventi inizia ad essere considerata un Paese poco sicuro o affidabile, i rendimenti dei titoli di Stato aumentano perché altrimenti nessuno vorrebbe investire e prestare soldi all’Italia attraverso i Btp - che altro non sono che delle richieste di prestito da parte dello Stato verso gli investitori.

L’aumento dello spread Btp-Bund indica il fatto che l’Italia, per ricevere dei prestiti, è costretta ad offrire un tasso di interesse più alto, e quindi il costo dei prestiti che riceve aumenta.

I rendimenti che l’Italia offre vanno tutti a finire nel debito pubblico. Quindi, meno sicura è l’Italia più lo Stato dovrà offrire un rendimento più alto per vendere i Btp, più il rendimento sale, più costoso diventa per l’Italia ripagare i Btp a scadenza, più aumenta il costo dei Btp per le casse italiane e più aumenta il debito pubblico.
Ecco perché l’Italia trema quando lo spread Btp-Bund sale.

Attenzione, però: lo spread Btp-Bund è una differenza tra due rendimenti.

Quindi, lo spread può aumentare sia quando aumenta il rendimento del Btp italiano sia quando diminuisce il rendimento del Bund tedesco.

Il rendimento del Bund solitamente scende quando aumenta la domanda del mercato, fenomeno che si verifica quando il mercato è fortemente incerto e gli investitori corrono a cercare “rifugio” negli asset sicuri come il titolo di stato della Germania.

Le conseguenze dell’aumento dello spread

Quali sono le conseguenze di quando lo spread tra il Btp e il Bund aumenta?

  • Debito pubblico

Come abbiamo già anticipato, una delle conseguenze principali è l’aumento del debito pubblico. Per i Btp già emessi, non c’è nessun problema: lo stato italiano al momento della scadenza paga comunque il rendimento concordato al momento dell’acquisto da parte dell’investitore.
Tuttavia, più aumenta il rischio percepito sull’economia italiana (ovvero più aumenta lo spread Btp-Bund), più lo stato dovrà emettere dei nuovi Btp con un tasso di rendimento più alto per sperare che qualcuno li voglia comprare.
La necessità di aumentare il rendimento va a pesare sulle casse dello stato e sul debito pubblico del nostro paese.

  • Banche

Tra gli attori di mercato più preoccupati quando sale lo spread Btp-Bund troviamo le banche. Le banche infatti investono molto sui titoli di stato. Se il rendimento del Btp sale vuol dire che il prezzo del Btp scende, il che significa che tutto l’investimento fatto dalle banche a favore dello Stato italiano scende anch’esso.

Il vero significato dello spread

Prima di valutare gli effetti dello spread sul debito estero e sulla posizione netta internazionale degli investimenti, vediamo come funziona e perché un suo aumento o una sua diminuzione non possono, sic et simpliciter, essere valutati “inopinatamente” come peggioramenti o miglioramenti.

Caso 1: calo spread con impatto negativo
Partiamo da un’ipotesi “base” considerando un ipotetico scenario dove il rendimento del bund tedesco sia al 2%, mentre quello del bond italiano sia al 4%. In questo caso lo spread è a 200 punti base. Se il bond italiano sale al 5% ed il bund tedesco al 4%, lo spread si riduce da 200 a 100 punti base.

Possiamo dire che la diminuzione dello spread ci ha avvantaggiati?! Ovvio che no! Infatti, mentre nel caso base di partenza pagavamo il 4% di interesse sui nostri titoli, nella nuova situazione, nonostante lo spread sia sceso, il tasso di interesse è aumentato, arrivando al 5% e risultando, così, in un aumento degli interessi sul debito.

Pertanto, in questo caso, una diminuzione dello spread non porta nessun vantaggio, in quanto l’aumento del tasso di interesse fa comunque peggiorare la nostra “situazione debitoria” in relazione ai maggiori interessi corrisposti con un tasso maggiore. Per cui, se lo spread scende ed il tasso di interesse sale, per noi non sarà comunque un vantaggio, bensì uno svantaggio; mentre la diminuzione dello spread sarà dovuta ad un tasso di interesse sul titolo di riferimento che sale più velocemente di quello sui nostri titoli.

Caso 2: calo spread con impatto stabile
Consideriamo ora invece il caso in cui il rendimento sui titoli italiani resti al 4%, mentre quello del bund passi dal 2% al 3%. Anche in questo caso lo spread scenderà da 200 punti base a 100, senza che ciò rappresenti per noi un effettivo vantaggio. Infatti, la situazione, restando invariato il rendimento sui titoli italiani, resterà immutata nonostante la diminuzione dello spread.

Caso 3: calo spread con impatto positivo
Di poi, invece, facciamo adesso l’ipotesi che il rendimento sui titoli tedeschi resti al 2%, mentre quello sui titoli italiani passi dal 4% al 3%. In questo caso lo spread diminuirà da 200 a 100 punti base, e ciò rappresenterà effettivamente un vantaggio per noi. Ma non perché sia diminuito lo spread, bensì perché è diminuito il tasso di interesse sui nostri titoli.

Non è lo spread ciò che conta

Ci sono altri casi di “scuola”. Se il bund resta al 2% ed il bond va al 6%, lo spread passa da 200 a 400 punti base; e anche questo è, effettivamente, uno svantaggio. Ma non è quello che ci interessa; quello che ci interessa mostrare con i primi tre casi era che una diminuzione dello spread della stessa misura aveva, nei tre casi, tre risultati differenti: un peggioramento nel primo caso; una situazione “stabile” nel secondo; e un miglioramento nel terzo. Così, si può fin d’ora dire che non è tanto lo spread che testimonia della salute di determinati titoli, quanto piuttosto il loro tasso di interesse.

Il ruolo dello spread sugli investimenti esteri

Integriamo adesso quanto detto fin’ora con il grafico sotto riportato che arriva da una versione in inglese di un supplemento al bollettino statistico della Banca d’Italia; e riguarda la posizione internazionale netta degli investimenti dell’Italia in percentuale al PIL tra il 2008 ed il 2013.

Come si evince nella parte scritta (in inglese), nel 2013 si è registrata un deterioramento dovuto a due fattori: la riduzione del prezzo dell’oro che ha fatto scendere il valore delle riserve ufficiali italiane in quel metallo, e la diminuzione dello spread che ha fatto salire il valore di mercato dei titoli del debito italiano.

Perciò, dall’aumento o dalla diminuzione dello spread deriva un ulteriore effetto che dovremmo considerare.

  • Quando lo spread scende
    I titoli vengono percepiti sul mercato come più sicuri, quindi si rivalutano. Rivalutandosi i titoli, si rivaluta anche la parte degli stessi che è in possesso dei creditori esteri, migliorando così la loro posizione e peggiorando la nostra posizione sull’estero.
  • Quando lo spread aumenta
    I titoli vengono percepiti come meno sicuri sul mercato, quindi si svalutano. Svalutandosi i titoli, si svaluta anche la parte degli stessi in possesso dei non residenti (creditori esteri), peggiorando la loro posizione e migliorando, invece, la nostra.

Questo effetto, che potrebbe apparire contraddittorio – uno spread che scende con una posizione estera che peggiora, o uno spread che sale con una posizione estera che migliora – si può ben vedere nel grafico sotto riportato:

Tasso di interesse sui titoli italiani a 10 anni (area azzurra, scala di sinistra), e debito pubblico detenuto da creditori esteri(linea nera, scala di destra)

Le contraddizioni dello spread

A fine 2011 ci fu la “crisi dello spread” che costrinse alle dimissioni il governo Berlusconi, ed infatti si vede la linea azzurra al suo apice. E mentre il tasso di interesse e lo spread raggiungono il loro apice, il debito estero raggiunge il suo “pedice”. Così, con un tasso di interessi che portava in alto lo spread, diminuiva il debito estero. Invece, come il tasso di interesse e lo spread scendono, il debito estero sale.

A questo si potrebbe obiettare che la diminuzione del debito estero, nel 2011-2012, fosse dovuta alle vendite di titoli da parte di creditori non residenti. Certo, ma non dovremmo sottovalutare che se qualcuno vende, qualcun altro compra, e che non esistono titoli venduti senza che qualcuno li comperi (le stesse vendite allo scoperto, dove tra l’altro si vendono titoli che non si hanno e non titoli che si possiedono già, non rappresentano una eccezione, in quanto poi, per la consegna, i titoli devono essere comperati).

E, se poi, i titoli fossero stati venduti da non residenti e comperati da residenti, non sarebbe stato così male. Infatti, per es. il Fondo Monetario Internazionale tutela i creditori internazionali; e quando provvede alle c.d. ristrutturazioni, le stesse, riguardano il debito estero. Quindi, in linea teorica, minore è il debito estero, minori dovrebbero essere le pressioni e l’influenza che il FMI può esercitare.

Comunque sia, l’effetto descritto nel grafico del supplemento al bollettino statistico della Banca d’Italia sembra confermato dal grafico successivo relativo all’andamento dei tassi di interesse sui titoli a 10 anni e sul debito estero. Con il risultato, considerando anche quanto detto sopra, che il “caso” migliore è quando il tasso di interesse scende ma lo spread sale.

Partiamo, infatti, sempre dall’ipotesi base del bond italiano al 4% e del bund tedesco al 2%. Questo scende allo 0,50%, il bond al 3%. In questo caso lo spread sale, da 200, a 250 punti base; ma la nostra situazione migliora, perché paghiamo meno interessi essendo sceso il tasso e, inoltre, l’aumento dello spread migliora – nel modo appena descritto – la nostra posizione estera.

Concludendo, nessuno dice che dobbiamo avere uno spread più alto – ci mancherebbe. Si vuole soltanto sostenere che sono i tassi di interesse che “comunicano delle informazioni” e non lo spread.

Che sono i tassi di interesse che determinano lo spread e non il contrario; e che, pertanto, il parametro rilevante è il tasso di interesse e non lo spread. Sembra poi ovvio che, nel caso di uno spread alto come a fine 2011, qualcosa lo stesso voglia dire - per esempio che qualcuno sta speculando su certi titoli - ma si stratta di situazioni estreme. Mentre se valutiamo dal punto di vista di un id quod plerumque accidit lo spread è un parametro che ha poca rilevanza e può comunicare anche un’informazione sbagliata, mentre è il tasso di interesse che meglio descrive lo “stato di salute” dei titoli.

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