Coronavirus e immunità: la scoperta dopo i test sierologici a tappeto

Leonardo Pasquali

10 Aprile 2020 - 16:23

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A Robbio, in provincia di Pavia, si è deciso di effettuare test sierologici a tappeto per capire se la popolazione abbia raggiunto l’immunità o meno, ed ecco cosa hanno scoperto.

Coronavirus e immunità: la scoperta dopo i test sierologici a tappeto

Test di immunità a tappeto per i cittadini di Robbio, in provincia di Pavia. È la decisione che ha preso il sindaco Roberto Francese per capire se gli abitanti abbiano sviluppato gli anticorpi per il coronavirus.

Quello dei test sierologici è un argomento molto dibattuto in Italia, soprattutto per quanto riguarda l’affidabilità e la specificità degli stessi.

In attesa di una validazione e di una standardizzazione, regioni e comuni si stanno portando avanti con il lavoro, fornendo dati utili su questo tipo di esami.

A Robbio test di immunità a tappeto: cosa si è scoperto

Il primo paese in Italia a somministrare test di immunità a tappeto ai propri cittadini è Robbio, in provincia di Pavia. Il sindaco ha infatti chiesto ai residenti di effettuare gli esami sierologici per capire quanti abbiano sviluppato gli anticorpi al coronavirus. Gli esami del sangue sono stati eseguiti al costo di 45€, in alcuni casi a domicilio.

I risultati potrebbero far luce sulla validità e sull’efficacia di questo tipo di test rispetto ai tamponi orofaringei. Queste le prime conclusioni tratte dal primo cittadino Roberto Francese ai microfoni di Business Insider:

“Abbiamo dati parziali. Delle 1.000 persone che per ora hanno effettuato il test, il 10% ha sviluppato anticorpi specifici al COVID-19 dopo aver contratto il virus, di cui l’80% è risultato asintomatico. Un numero che sembra amplificare notevolmente i dati ufficiali che ci raccontano di soli 23 pazienti positivi a Robbio”.

Test sierologici in Italia, come si sta procedendo?

Per quanto riguarda il resto del Paese, le istituzioni stanno procedendo col freno a mano tirato sui test sierologici, vista la necessità di validarli e standardizzarli. Rimangono dubbi sulla scarsa specificità degli stessi, essendo qualitativi indicano la positività o negatività ma non il cosiddetto ‘titolo anticorporale’ e potrebbero fornire quindi un’illusione di immunità.

In Italia intanto regioni e comuni stanno eseguendo questo tipo di esami per conto proprio, come la Toscana o come il Veneto che lo scorso 6 aprile attraverso il presidente Luca Zaia ha annunciato l’inizio della sperimentazione. Queste invece le parole di Ranieri Guerra, direttore generale aggiunto dell’OMS a riguardo:

“Io credo che il ministro Speranza stia individuando la procedura per selezionare un test affidabile. Un test certo al 100% non esiste. Scordatevi che ci possa essere la patente di immunizzato, ci potrebbe essere al contrario la patente di non contagiato e quindi di vulnerabilità. Quindi chi è vulnerabile va protetto”.

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