Il Comitato Tecnico Scientifico è davvero così competente da decidere del futuro dell’Italia?

Antonio Cosenza

12 Gennaio 2021 - 12:41

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Comitato Tecnico Scientifico: l’indice h-index (il valore che certifica la rilevanza dei vari membri tenendo conto del numero di pubblicazioni e citazioni) medio è molto basso. È sufficientemente competente dal decidere del futuro dell’Italia?

Il Comitato Tecnico Scientifico è davvero così competente da decidere del futuro dell’Italia?

Il Comitato Tecnico Scientifico ha avuto un ruolo fondamentale nella gestione dell’emergenza. Fin dall’inizio Giuseppe Conte ha scelto di affiancarsi ad un team di esperti per gestire le varie fasi della lotta al Covid; un ruolo che spesso è risultato impopolare, in quanto le indicazioni del CTS hanno portato ad importanti limitazioni delle libertà dei cittadini.

Giuseppe Conte ha sempre fatto riferimento al team di esperti che affianca il Governo, spiegando che questi ritengono che l’introduzione di determinate restrizioni siano necessarie per contrastare l’emergenza.

Ma la domanda che ci facciamo è: davvero il livello di esperienza del CTS è abbastanza alto da consigliare il Governo in una fase così delicata? In realtà, guardando alla generalità dei membri che compongono il Comitato Tecnico Scientifico ne risulta una presenza di “scienziati” più bassa rispetto a quella che ci aspettavamo da un organo al quale è stato affidato un compito così importante.

Comitato Tecnico Scientifico: indice h-index medio dei componenti

Partiamo dal citare le eccellenze che fanno parte del Comitato Tecnico Scientifico. Ad esempio Elisabetta Dejana, numero uno del CTS: esperta del sistema vascolare, nonché professore ordinario di Patologia generale presso l’Università di Milano e coordinatrice di un gruppo di 20 persone all’Istituto FIRC di Oncologia molecolare (IFOM).

Basterebbe questo per capire quanto effettivamente la Dejana abbia tutti i crismi per ricoprire un ruolo di tale importanza. Molto conosciuta e stimata anche all’estero, Elisabetta Dejana ha un h-index, l’indice che per la comunità scientifica certifica la rilevanza dei vari membri tenendo conto del numero di pubblicazioni e citazioni, molto alto, in quanto pari a 109.

Altro membro del Comitato Tecnico Scientifico con un indice h-index molto alto è Franco Locatelli, direttore del dipartimento di oncoematologia e terapia cellulare e genica all’ospedale pediatrico del Bambin Gesù di Roma, nonché Presidente del Consiglio superiore di Sanità del Ministero della Salute. Questo è l’unico altro membro del CTS sufficientemente conosciuto in ambito scientifico, in quanto ha un h-index superiore a 100 (101).

Va detto, però, che - come spiegato da Italia Oggi - il resto dei membri del CTS non ha un h-index particolarmente elevato a dimostrazione che non si può parlare di eccellenze in ambito scientifico.

Sicuramente si tratta di persone competenti, ma onestamente ci aspettavamo di più visto il ruolo di primo piano che il CTS ha acquisito nella lotta alla pandemia.

Se sommiamo gli altri 24 membri ufficiali del CTS, infatti, arriviamo ad un h-index pari a 611, per una media di 25 a testa. Hanno un h-index sufficiente anche Roberto Bernabei (geriatra, 80), Massimo Antonelli (direttore della rianimazione del Gemelli, 73), Giuseppe Ippolito (direttore scientifico dello Spallanzani, 62) e Luca Richeldi (pneumologo, 58). Ad abbassare la media ci sono tutti gli altri, con nove componenti che hanno persino un h-index inferiore a 10.

Comitato tecnico scientifico: è davvero così competente per decidere del nostro futuro?

Siamo molto lontani, quindi, dal livello della Dejana e di Locatelli; e va detto anche che questi due non sono stati presenti in tutte le riunioni del Comitato Tecnico Scientifico, anzi.

Basti pensare, infatti, che su un totale di 35 riunioni che si sono tenute in questi mesi, la Dejana è risultata assente alla maggior parte delle stesse, essendo presente solamente a 7. Leggermente più presente Locatelli che tuttavia ha presenziato a sole 21 riunioni. E nessuno dei due però era presente quando sono state adottate le decisioni per la limitazione delle libertà fondamentali poi attuate dai vari DPCM.

Insomma, riunioni a cui non ha preso parte un parterre di esperti tali da poter prendere decisioni di questo tipo che non solo vanno ad impattare sulla salute dei cittadini ma anche sul destino di molte attività professionali. Non ci sono esperti virologi e tolti i due suddetti scienziati gli altri non sono particolarmente conosciuti al di fuori dei nostri confini.

E c’è un altro fattore che fa riflettere: il fatto che 12 componenti su 26 dipendono direttamente dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri o dal Ministero della Salute. Questo significa che non sono totalmente autonomi e quindi potrebbero essere condizionati nel prendere decisioni che risultano determinanti per il futuro del Paese.

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