Successione, quando e come si apre. Le tre fasi spiegate

Ilena D’Errico

18/02/2023

18/02/2023 - 23:55

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Quando e come si apre la successione? Ecco le tre frasi spiegate, come si svolgono e cosa comportano per gli eredi del defunto.

Successione, quando e come si apre. Le tre fasi spiegate

L’apertura della successione è di fondamentale importanza per gli eredi, che hanno la possibilità di rifiutare o accettare l’eredità del defunto. A prescindere dalla decisione degli eredi, tuttavia, la legge stabilisce in modo specifico quando e come si apre la successione. La fase successoria, poi, si svolge secondo un meccanismo molto preciso articolato in tre fasi, eccole spiegate.

Quando e come si apre la successione? La prima fase della successione

Si ha l’inizio vero e proprio della successione naturalmente con l’apertura della successione stessa, che può avvenire secondo alcune diverse tipologie, ossia:

  • L’apertura del testamento.
  • La successione legittima.
  • La successione ibrida, ad esempio nel caso in cui il testamento non include alcuni beni.

L’apertura della successione avviene immediatamente dopo la morte del defunto e in presenza del notaio. Quest’ultimo deve infatti verificare la presenza di un testamento o procedere alla divisione secondo il Codice civile, informando gli eredi. Secondo l’articolo 456 del Codice civile la successione deve essere aperta nell’ultimo luogo di residenza del defunto. In seguito all’apertura, si passa alla seconda fase: la delazione.

Seconda fase: la delazione della successione, a chi va l’eredità

La seconda fase successoria consiste nella delazione, un momento intermedio fondamentale perché necessario a individuare gli eredi. Il notaio deve svolgere un lavoro davvero minuzioso nel momento di delazione, perché deve valutare se gli eredi sono effettivamente capaci a succedere.

La capacità a succedere, infatti, non coincide con la posizione di erede che è facilmente individuabile nel testamento o – in mancanza di quest’ultimo - nelle regole successorie del Codice civile. La capacità a succedere è un particolare aspetto della capacità giuridica di una persona o di una società, anche se su quest’ultimo punto il Codice civile non si esprime direttamente, ma la giurisprudenza è pacifica nel consentire a enti e associazioni di ereditare se nominate nel testamento.

Il notaio è quindi chiamato a verificare la capacità a succedere degli eredi, cioè a stabilire se le persone designate possono effettivamente ereditare parte del patrimonio del defunto o meno.

La capacità a succedere, l’erede non ancora nato

La capacità a succedere di per sé non richiede requisiti particolari se non essere viventi al momento della morte del defunto (anche in questo caso esistono però delle eccezioni) ma può essere minata da alcune particolari situazioni. Per poter succedere non è necessario essere maggiorenni o capaci di intendere e di volere; pertanto, eventuali problematiche sorgono quando l’erede non è ancora nato oppure, la situazione opposta, nel caso in cui sia morto.

In linea generale, la legge ammette alla successione i neonati concepiti prima della morte del defunto. In tal proposito, si presume che il concepimento sia stato precedente quando sono trascorsi meno di 300 giorni fra la morte e la nascita. Si tratta, tuttavia, di una presunzione semplificativa, perciò sono ammesse eventuali prove contrarie.

Un altro caso di natura eccezionale è ammesso esclusivamente dal testamento è quello in cui l’erede è una persona che non solo non è nata prima della morte del defunto, ma non è nemmeno stata concepita. Si ha questo tipo di situazione quando il testatore stabilisce di destinare parte dell’eredità al figlio di un’altra persona, che pur non essendo ancora concepito sarà rappresentato inequivocabilmente da un’unica persona.

Quando non si può ereditare: l’indegnità a succedere

Anche se formalmente è presenta la capacità a succedere, non è detto che questa non sia minata dall’indegnità: una grave e particolare sanzione, che ha proprio lo scopo di impedire ad alcune persone – che altrimenti ne avrebbero diritto – di succedere nel patrimonio del defunto. L’indegnità deve essere accertata dalla sentenza di un giudice, in ogni caso soltanto per colpe davvero importanti, ma può essere revocata in fase di testamento in tutta autonomia.

Qualcun altro subentra nella successione: la rappresentazione

Nel caso in cui l’erede è a sua volta defunto, oppure rinuncia all’eredità, si applica il principio di rappresentazione. In sostanza, subentra al posto di questo erede un discendente il linea diretta (nipote del nonno o figlio) o collaterale (nipote dello zio). Questa procedura avviene in base alla prossimità di parentela, sia in caso di successione legittima che testamentaria, a meno che il testamento preveda delle alternative.

Conclusi tutti gli aspetti di cui il notaio deve tenere conto nel testamento, termina la fase di delazione e si giunge alla conclusione della successione.

Terza fase e termine della successione: l’accettazione degli eredi

Terminate le verifiche necessarie, gli eredi capaci a succedere sono chiamati ad accettare (o rifiutare) l’eredità che spetta loro. L’accettazione può essere:

  • Pura e semplice, in cui il patrimonio del defunto (perlomeno la quota spettante all’erede) viene confuso con il patrimonio dell’erede.
  • Con beneficio d’inventario, per tenere distinti i patrimoni e pagare eventuali debiti derivanti dall’eredità soltanto attraverso i beni ereditari e non quelli personali.

Si hanno 10 anni di tempo per accettare l’eredità, in modo esplicito o tacito.

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