Come andare a lavorare in Giappone: documenti, procedure e professioni più richieste

Claudio Garau

18 Novembre 2021 - 15:54

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Andare a lavorare in Giappone implica di conoscere alcuni aspetti essenziali del paese, e non ci riferiamo solo alla lingua. Ecco una sintetica guida in proposito.

Come andare a lavorare in Giappone: documenti, procedure e professioni più richieste

Paese per molti versi affascinante e caratterizzato da cultura e tradizioni ultramillenarie, il Giappone rappresenta tuttora una meta ambita dagli italiani giovani e meno giovani. Oltre a offrire opportunità occupazionali degne di nota, il paese include meraviglie naturalistiche e peculiarità locali, che sicuramente faranno felici tutti gli amanti dell’oriente.

Tuttavia, se è vero che un periodo di permanenza in Giappone è per molti una ambizione concreta, è altrettanto vero che non poche persone sono frenate all’idea di espatriare. Infatti, c’è chi è intimorito dalla burocrazia e dalle possibili incertezze derivanti dall’andare a vivere in un luogo assai diverso da quelli tipicamente occidentali. Anche il costo della vita oggettivamente piuttosto alto ha un peso non irrilevante.

Di seguito vogliamo fornire alcune utili indicazioni, idonee a superare i timori del trasferimento in una terra molto lontana: come andare a lavorare in Giappone? Quali sono i documenti richiesti e le procedure da seguire? Quali le professioni più richieste? Ecco tutte le risposte.

Andare a lavorare in Giappone: il contesto di riferimento

Vero è che andare a lavorare in Giappone impone estrema dedizione e attenzione alle differenze culturali, ma è allo stesso tempo un’esperienza appagante, in virtù di un sistema molto meritocratico.

È un paese ricco di bellezze naturali e le sue maggiori metropoli hanno un ottimo accesso ai grandi spazi aperti e una ampia varietà di sport estivi e invernali. Il Giappone è celebre altresì per la sua relativa sicurezza con bassi livelli di criminalità, per i servizi pubblici efficienti e per le eccellenti infrastrutture del paese. Non è difficile intuire che il luogo presenti attrattive non solo per i turisti, ma anche per chi intende vivere e lavorare in Giappone.

Oggi il paese è tra le maggiori potenze mondiali, la sua economia si fonda sulla presenza di molte aziende private e soprattutto sul settore terziario. L’economia locale incentiva l’export e punta sullo sviluppo delle tecnologie, ma anche sul turismo. Il tasso di disoccupazione è oggi molto basso ed è pari a pochi punti percentuale.

Mentre gli ambienti di lavoro sono caratterizzati da una spiccata internazionalità, essendo presenti persone provenienti da decine e decine di paesi del mondo.

Proprio a causa delle marcate differenze culturali fra Italia e Giappone, una delle modalità più diffuse e più consigliate per andare a lavorare da quelle parti in modo stabile nel tempo, è rappresentata dall’esperienza di tirocinio. Ciò consente al giovane tirocinante di avvicinarsi poco a poco ad una cultura completamente diversa dalla nostra, imparando la lingua e comprendendo tutte le particolari regole dell’interazione sociale in terra nipponica.

Come accennato, in Giappone il sistema, a differenza che qui in Italia, è molto meritocratico e premiale. Allo stesso tempo però è anche decisamente competitivo. Nel Paese del Sol Levante fare gli straordinari è cosa diffusa, arrivare in ritardo non è scusato, e l’attitudine ad instaurare un buon rapporto con i propri colleghi è una delle caratteristiche più stimate nei lavoratori occidentali, tra cui gli italiani.

Andare a lavorare in Giappone: l’utilità del periodo di studi nel Paese del Sol Levante e il visto studentesco

Considerate le forti differenze culturali, di abitudini e di lingua, chi è interessato ad andare a lavorare in Giappone, potrebbe essere assalito da vari dubbi sull’effettiva bontà della scelta.

Ebbene, in queste circostanze, si rivela assai utile cominciare l’iter, trascorrendo alcuni mesi in Giappone con il visto studentesco.

Non solo è il più facile da ottenere, ma presenta molti vantaggi. Tra questi ultimi, vi è la possibilità di imparare lingua giapponese più velocemente ed efficacemente rispetto a qualsiasi corso compiuto in Italia. Inoltre, sarà possibile svolgere le prime esperienze lavorative, prendendo confidenza con gli ambienti di lavoro nipponici e costruendo una rete di relazioni ed amicizie che potrebbero spingere verso nuove opportunità nel medio termine.

Da rimarcare che non sussistono limiti di età per iniziare un percorso di studi in Giappone. Il solo limite potrebbe essere rappresentato dal budget, in quanto pagare i vari costi connessi (biglietto aereo, retta scolastica, affitto e tanto altro) impone certamente una disponibilità economica e risparmi di rilievo. Anche perché, come accennato, in terra nipponica il costo della vita è piuttosto alto.

Andare a lavorare in Giappone: i documenti e la burocrazia

Lo abbiamo accennato: con la sua ricca cultura e storia, il Giappone ha parecchio da offrire ai visitatori stranieri ed è una destinazione turistica molto gettonata. Può essere una meta interessante anche per chi intende andarci a lavorare, ma attenzione alla burocrazia ed ai documenti.

Per potersi trasferire in Giappone, occorre aver un passaporto in corso di validità, un visto e, soprattutto, di un Certificato di Eleggibilità. Quest’ultimo consiste in un documento ufficiale stipulato da un datore di lavoro o da una scuola che si obbligano a sostenere lo straniero dal punto di vista economico, per tutto il soggiorno. Grazie a questo documento sarà poi possibile ottenere il visto.

Per gli italiani che visitano il Giappone a fini turistici, entrare nel paese è molto semplice. In virtù degli accordi bilaterali con l’Italia, per soggiorni al di sotto dei 90 giorni non è nemmeno obbligatorio un vero e proprio visto d’ingresso. Ma chi intende rimanere più a lungo di 90 giorni, perché intende lavorare in Giappone, dovrà farsi strada in una vera e propria giungla burocratica con 27 distinte tipologie di visto molto specifiche. Di seguito ne vediamo alcune delle più diffuse.

Uno dei visti più utilizzati è il sopra citato Student Visa, il visto studentesco che consente di frequentare una scuola nipponica o un corso universitario. La prassi per l’ottenimento di questo visto prevede il coinvolgimento dell’istituto o dell’università in cui si vuole andare a studiare. Peraltro, detto documento consente di lavorare part time, con permesso dello stesso istituto.

Ma se ci si chiede quali sono gli adempimenti burocratici se si intende andare a vivere in Giappone, non possiamo non rimarcare che vi sono vari tipi di visti, rilasciati in rapporto alla qualifica professionale con cui si pensa di lavorare in Giappone.

Il visto per lavoratori altamente qualificati ha durata quinquennale ed è riservato a stranieri specializzati nel proprio settore lavorativo. Per poterlo conseguire è obbligatoria una laurea magistrale o un dottorato, una discreta competenza della lingua giapponese e una accertata esperienza lavorativa, oppure varie pubblicazioni scientifiche. Il visto peraltro copre anche il coniuge, i figli e i genitori.

Vi è poi il visto per imprenditori, o visto Start-up, rivolto a coloro che pensano di aprire un’attività in Giappone o estendere la propria rete sul territorio nazionale. La durata massima corrisponde a sei mesi ed è valido anche per il coniuge e gli eventuali figli.

Gli stranieri che hanno legami di parentela con cittadini giapponesi, o che hanno conseguito il riconoscimento dello status di rifugiato, possono ottenere un visto familiare, con la contestuale possibilità di lavorare in ogni ambito, senza alcun vincolo previsto dalla legge, proprio come i cittadini giapponesi.

Il visto temporaneo, ossia quello che è concesso con un semplice timbro sul passaporto quando ci si reca in Giappone per periodi inferiori a 90 giorni, non consente invece di lavorare.

Come accennato, vi sono tantissime tipologie di visto: per ottenere questi fondamentali documenti o anche solo per saperne di più, è opportuno fare riferimento al sito web ufficiale dell’ambasciata giapponese.

Inoltre, appena arrivati in Giappone è necessario aprire un conto in banca presso una filiale locale. Per molte attività di lavoro, infatti, avere un conto in banca è un prerequisito essenziale per l’assunzione. Analogamente, occorre comprare una Sim Card locale ed è auspicabile sottoscrivere una buona assicurazione di viaggio che copra qualsiasi evenienza sia sanitaria che legale.

Andare a lavorare in Giappone: la lingua e il vantaggio di essere laureati

Per andare a lavorare in Giappone in modo stabile, è importante imparare la lingua giapponese. D’altronde si tratta di una cosa piuttosto ovvia. Tuttavia, ci sono delle eccezioni che confermano la regola, come ad esempio alcuni lavori per profili specializzati, nei quali non è previsto il contatto col pubblico, oppure gli impieghi in società multinazionali che hanno delle filiali in Giappone, e in cui la lingua parlata in ufficio è l’inglese. Resta il fatto che per vivere ed ambientarsi in Giappone, conoscere la lingua è assai consigliato.

Anche in Giappone non è essenziale per trovare un impiego, ma aiuta non poco. Stiamo ovviamente parlando della laurea, un requisito assai utile per chi ambisce ad ottenere un visto lavorativo e stabilirsi in Giappone. Essa infatti non di rado è richiesta dall’ufficio immigrazione, da cui dipende l’ottenimento dei documenti necessari alla permanenza nel Paese.

In varie situazioni, la sola alternativa alla laurea considerata dall’ufficio immigrazione, è costituita da un’esperienza dimostrabile di molti anni (di solito 10) nella propria professione. Ciò si rivela essenziale ai fini dell’ottenimento del visto lavorativo.

Andare a lavorare in Giappone: ecco le professioni che offrono maggiori chance

Andare a lavorare in Giappone, per un italiano, significa considerare varie opportunità, presentate dal mercato del lavoro nipponico. Anzitutto, considerando l’affetto dei giapponesi per la nostra cultura, una professione richiesta è quella dell’insegnamento della lingua italiana. E non serve per forza la laurea.

Altre professioni richieste sono quelle legate al mondo della cucina: i cuochi italiani sono stimati nel mondo, e ciò è cosa ben nota. Ma anche il lavoro di cameriere può essere una soluzione per inserirsi nel mondo del lavoro nipponico, almeno all’inizio.

Abbiamo detto in precedenza che il Giappone è un paese dove la meritocrazia conta. Ebbene, in virtù di ciò, i ruoli di ricercatore in società o università sono interessanti per chi ha degli ottimi titoli di studio e una discreta conoscenza della lingua giapponese.

Buone anche le opportunità di lavoro come interprete, traduttore, nel campo del turismo, del servizio clienti o dell’import-export. Ma certamente non stupisce che avere una specializzazione universitaria particolare, ad esempio in ingegneria, economia, comunicazione internazionale o informatica, può dare la marcia in più per una carriera di successo in terra nipponica.

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