Come la Brexit sta colpendo l’economia del Regno Unito

Pierandrea Ferrari

31 Gennaio 2021 - 16:00

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Gli indici PMI preliminari di gennaio del Regno Unito celano, secondo gli analisti, i primi effetti della Brexit.

Come la Brexit sta colpendo l’economia del Regno Unito

A poco meno di un mese dalla fuoriuscita del Regno Unito dall’Unione europea, i primi effetti della Brexit iniziano a manifestarsi sull’economia britannica.

Non solo la pandemia, dunque, dietro agli indici PMI preliminari di gennaio che la scorsa settimana hanno rilevato lo stato di sofferenza generale del settore manifatturiero e di quello dei servizi, ben al di sotto dei dati di fine 2020 e delle stime della vigilia.

Brexit: primi effetti sull’economia britannica

Certo, il Covid continua a mordere il Regno Unito, con la nuova variante domestica che ha portato i decessi giornalieri oltre quota 1.700, nonostante il terzo lockdown imposto dal Primo ministro Boris Johnson in meno di un anno.

E sotto questa lente si possono leggere, in parte, gli indici PMI preliminari di gennaio relativi all’economia britannica: l’indice composito a quota 40,6, quello manifatturiero a 52,9 e il PMI servizi a 38,8, tutti al di sotto delle stime dello scorso dicembre e del consensus della vigilia.

Tuttavia, la variante Brexit sembra ora entrare prepotentemente nell’equazione. Le evoluzioni sul fronte pandemico, ancora oggi, rimangono fonte di primaria preoccupazione per il tessuto imprenditoriale britannico, ma buona parte delle difficoltà incontrate dalle imprese nelle ultime settimane sono da ascrivere al divorzio con l’Unione europea.

Nel settore manifatturiero, ad esempio, emergono dei tempi di spedizione dei fornitori (“Supplier delivery times”) in crescita: un dato, questo, che IHS Markit - società che cura il Purchasing Managers Index (PMI) - associa generalmente ad un incremento della domanda, e che viene letto positivamente quando si muove verso l’alto. Ma non nella stagione pandemica.

Infatti, dietro alla lentezza delle spedizioni degli ultimi mesi c’è la sofferenza della supply chain provocata dalla diffusione del virus: un dato negativo, dunque, che vede il Regno Unito collocarsi in una posizione vulnerabile rispetto ad alcuni dei principali competitor, come Francia, Giappone, Stati Uniti, Germania e Australia.

Ma la pandemia è un fenomeno globale, e i motivi della performance particolarmente negativa del Regno Unito nel settore manifatturiero deve essere ricercata altrove: più precisamente nella Brexit, secondo gli stessi analisti di IHS Markit, poiché nonostante l’assenza di dazi nel commercio tra Londra e Bruxelles, il Regno Unito si trova a fronteggiare le lungaggini dei controlli di frontiera.

La Brexit dietro il crollo dell’export dei servizi

Un altro picco negativo che può essere ascritto in buona parte alla Brexit è quello relativo all’export dei servizi (“Services export orders”), che vede il Regno Unito collocarsi a quota 39,4, ben al di sotto della soglia 50 che funge da spartiacque tra crescita e contrazione.

Un dato pesante, soprattutto se comparato con quello dei competitor internazionali: gli Stati Uniti sono a quota 51,4, la Francia a 44,9, la Germania a 42,2 e il Giappone a 42,1.

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