La Cina riuscirà a fermare il rally delle materie prime?

Violetta Silvestri

24 Maggio 2021 - 11:08

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La Cina vuole bloccare il balzo delle materie prime, che minaccia i costi di produzione e la ripresa economica. Pechino riuscirà a frenare il rally? Le mosse del dragone.

La Cina riuscirà a fermare il rally delle materie prime?

La Cina lotta decisa contro l’aumento dei prezzi delle materie prime.

La potenza asiatica ha convocato i massimi dirigenti del settore, minacciando gravi ritorsioni in caso di violazioni come l’eccessiva speculazione e la diffusione di notizie false, in grado di distorcere il mercato. E, soprattutto, di ostacolare gli obiettivi economici del dragone.

Con il suo piano di controllo severo sulle commodity, la Cina riuscirà davvero a fermare il rally delle materie prime?

Cina: sfida aperta al mercato delle materie prime

Il Governo di Pechino mostrerà “tolleranza zero” nei confronti di atteggiamenti di monopolio, di corsa all’accaparramento nel settore materie prime e di diffusione di notizie false: questa la sintesi di quanto stabilito dalla Commissione nazionale per lo sviluppo e la riforma dopo che i leader dei principali produttori di metalli sono stati chiamati a un incontro con più dipartimenti governativi domenica 23 maggio.

Tale dichiarazione è il commento più duro mai fatto dal Governo, che ha iniziato a mettere in guardia sull’aumento dei prezzi delle materie prime ad aprile.

Ai funzionari delle aziende del minerale di ferro, dell’acciaio, del rame e dell’alluminio che domenica si sono incontrati con cinque agenzie statali a Pechino è stato detto che l’eccessiva speculazione e l’aumento dei prezzi internazionali erano la causa dei recenti balzi.

Le imprese chiave dovrebbero quindi “adempiere attivamente alle proprie responsabilità sociali” e assumere un ruolo guida nel mantenere l’ordine di mercato.

“Non colludere tra loro per manipolare i prezzi e per diffondere informazioni sull’aumento dei costi e non accumulare scorte”: questo l’ordine da Pechino.

Ma tale avvertimento basterà a tenere a bada il mercato volatile delle commodity, come vuole la Cina?

Cosa sta succedendo all’economia cinese?

C’è sicuramente un’insolita attenzione da parte dei responsabili politici sulle materie prime nelle ultime settimane.

I prezzi di fabbrica della Cina sono aumentati al ritmo più veloce in più di tre anni ad aprile, suscitando la preoccupazione che le materie prime più costose potrebbero ostacolare la ripresa economica o alimentare i prezzi al consumo elevati.

Il vice governatore della Banca Popolare Cinese ha promesso uno yuan “sostanzialmente stabile” in una dichiarazione di domenica, subito dopo altri commenti - poi cancellati - per i quali la valuta dovrebbe apprezzarsi per compensare l’aumento del costo delle importazioni di materie prime.

La Cina è di gran lunga il più grande consumatore mondiale di materie prime e i prezzi più elevati si propagano ai costi di produzione, aumentati del 6,8% su base annua ad aprile, dopo essere diminuiti per gran parte del 2020.

Da sottolineare, inoltre, che l’economia cinese ha raggiunto tassi di crescita pre-pandemici alla fine dello scorso anno. Nel 2020, ha prodotto quantità record di acciaio come parte di una ripresa guidata dall’industria nel dopo-Covid, che ha alimentato un boom edilizio e ha aumentato la domanda di minerale di ferro dall’Australia. 

La spinta a contenere l’aumento dei prezzi dei metalli si è imbattuta nei mercati - con l’acciaio che è sceso di oltre il 5% e il minerale di ferro che è caduto vicino al limite giornaliero - prima che i prezzi si stabilizzassero più avanti nella sessione.

Pechino può davvero fermare il rally delle materie prime?

A parte le modifiche alle regole di trading nelle borse dei futures, non c’è molto margine di azione per Pechino.

È probabile che la Cina debba affrontare un “esaurimento delle opzioni politiche” nel suo tentativo di frenare il rally secondo gli analisti di Citigroup.

Nel mirare ai prezzi delle materie prime, le autorità stanno combattendo tendenze su cui hanno solo un controllo parziale, mentre l’economia mondiale si riavvia con le catene di approvvigionamento in crisi.

Il Governo sta anche affrontando le conseguenze dei propri sforzi per ridurre le emissioni di gas serra, che hanno contribuito all’aumento dei prezzi.

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