In questo Paese chi ha il coronavirus viene arrestato o ucciso: ecco perché i contagi sono così pochi

Martino Grassi

23/04/2020

14/11/2022 - 18:02

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In Cecenia chi prende il coronavirus è trattato come un terrorista e rischia il carcere o la pena di morte. Qui il capo di Stato ha suggerito di utilizzare miele e aglio come antidoti.

In questo Paese chi ha il coronavirus viene arrestato o ucciso: ecco perché i contagi sono così pochi

In Cecenia (Russia) si registra un numero di contagi estremamente basso: i dati ufficiali riportano 347 persone positive e solamente 6 morti, ma è assai probabile che le persone infette siano molte di più. Questo conteggio, così sottostimato, può essere dovuto al fatto che i cittadini non si rivolgono alle autorità quando manifestano i sintomi.

All’interno del Paese si è diffuso un grande clima di tensione e paura nei confronti del virus per le politiche emanate dal capo paramilitare dello Stato. In Cecenia, guidata da Ramzan Kadyrov, chiunque disturba o critica le scelte del Governo rischia il carcere e persino la morte. Il leader ceceno ha imposto il pugno duro per bloccare la diffusione del virus e gli oppositori vengono dichiarati estremisti e perseguitati allo stesso modo dei terroristi.

In Cecenia i positivi sono peggio dei terroristi

Il capo di Stato delle Cecenia, regione della Russia con popolazione prevalentemente conservatrice e islamica, ha una visione ben chiara delle persone positive al virus della COVID-19 e ha deciso di imporre pene molto severe per chi viola le misure di contenimento. Tanja Lokschina di Human Rights Watch riferisce che chi non rispetta le misure restrittive viene picchiato dalle forze di sicurezza ed è soggetto alla loro arbitrarietà. La situazione in Cecenia è davvero esasperata tanto da aver fatto allontanare anche i difensori dei diritti umani che non lavorano più sul posto.

“Possono essere lasciati morire in una fossa, un terrorista può uccidere diverse persone, questi possono infettarne decine di migliaia", è la visione del capo paramilitare della Cecenia, che ha consigliato ai suoi cittadini di prendere “acqua con limone, miele e aglio come antidoto”.

Gli ospedali e i centri medici di emergenza sono stati chiusi per motivi di quarantena e ai medici e al personale sanitario manca ogni tipo di dispositivo di protezione. Tra le persone girano anche alcune voci secondo cui “ci sarebbero state misure di ritorsione” contro i malati.

Il lockdown estremo della Cecenia

Le politiche imposte dal Governatore Kadyrov sono estremamente rigide e impongono misure restrittive molto severe. Durante la notte è attivo un coprifuoco che vieta a tutti di uscire. Gli spostamenti sono autorizzati solamente di giorno, per recarsi ad acquistare prodotti alimentari e farmaci, per un massimo di due ore al giorno, tre volte alla settimana.

Un giornale indipendente online, il Kavkaskij Uzel riporta la citazione di un residente che avrebbe affermato: “A nessuno è permesso di uscire di casa, nemmeno passeggiare nel proprio cortile è permesso". La Cecenia non disporrebbe degli ospedali e degli strumenti per trattare la diffusione del virus e quindi ha preferito isolare le singole città, facendole sorvegliare dai militari.

L’esempio che il capo paramilitare fornisce ad suoi cittadini è tutt’altro che un modello da seguire: negli scorsi giorni la tv di Stato ha documentato Kadyrov mentre faceva un barbecue in compagnia dei suoi sostenitori, violando le norme da lui stesso imposte.

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