Chi è Giovanni Brusca: il pentito della mafia tornato libero

Giorgia Bonamoneta

31/05/2021

31/05/2021 - 23:14

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Il nome di Giovanni Brusca rimarrà nei libri di storia per essere stato l’uomo che ha azionato il detonatore della bomba che uccise Giovanni Falcone, la moglie e i tre agenti della scorta. Oggi, dopo 25 anni, è un uomo libero.

Chi è Giovanni Brusca: il pentito della mafia tornato libero

Carcere di Rebibbia (Roma): dopo aver scontato 25 anni di carcere è tornato in libertà il braccio destro di Totò Riina: Giovanni Brusca.

Brusca è un uomo libero, seppure limitato da controlli e protezione (sistema di libertà vigilata), con 45 giorni di anticipo, grazie anche alla buona condotta, rispetto alla condanna.

Giovanni Brusca non è un nome qualsiasi della criminalità organizzata: è lo scannacristiani che fece detonare l’ordigno che provocò la morte di Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e tre agenti della scorta.

Chi è Giovanni Brusca, detto lo scannacristiani

Tutti conosciamo Giovanni Brusca, magari non il suo nome o il suo volto, ma la sua fama come assassino lo supera. Basta nominare la Strage di Capaci o la morte del piccolo Giuseppe Di Matteo per capire subito di chi stiamo parlando. Cerchiamo allora di delineare meglio la figura di Brusca.

Giovanni Brusca è nato il 20 febbraio 1957 a San Giuseppe Jato, dove ha operato la famiglia mafiosa dei Brusca della quale era capofamiglia. È stato un mafioso e il passato, in questo contesto, viene usato in relazione al suo seguente ruolo di collaboratore di giustizia iniziato nel 2000. Una collaborazione difficile, anticipata da colloqui poco attendibili che volevano spostare l’attenzione delle indagini nei confronti dei suoi personali nemici.

Giovanni Brusca nasce in un famiglia mafiosa, è figlio del boss Bernando Brusca e fratello di Emanuele e Enzo Salvatore, mafiosi e collaboratori di giustizia. I suoi legami con la criminalità organizzata sono profondi e risalgono al 1976, quando all’età di 19 anni commise il suo primo omicidio per il clan dei Corleonesi (fazione di Cosa nostra). Il clan dei Corleonesi, per dare un ulteriore riferimento storico, era all’epoca capeggiato da Salvatore Riina, il più potente tra i gli esponenti della criminalità organizzata in Italia fino al suo arresto, ma anche in seguito continuerà a influenzare e gestire Cosa nostra.

Giovanni Brusca, una volta iniziato dallo stesso Riina, divenne il braccio armato della famiglia. Il suo soprannome, scannacristiani, deriva proprio dalla violenza degli omicidi commessi. Tra questi non si può non ricordare il tragico omicidio di Giuseppe Di Matteo, figlio del pentito Santino Di Matteo. Il corpo del tredicenne, dopo due anni dal sequestro, non venne mai ritrovato. Infatti il tentativo di fermare le confessioni di Santino fallì e Brusca fece strangolare e poi disciogliere nell’acido il ragazzino.

La condanna e la liberazione di Brusca

Brusca ha scontato 25 anni di carcere, dal 20 maggio 1996 ad oggi. Il 31 maggio 2021 è stato rilasciato, con 45 giorni di anticipo, ma rimane sottoposto a quattro anni di libertà vigilata, come deciso dalla Corte d’Appello di Milano.

Brusca, come riportano le agenzie di stampa, è stato scarcerato per effetto della legge del 13 febbraio 2001, ovvero quella sulle “nuove norme per il trattamento sanzionatorio di coloro che collaborano con la giustizia”.

In merito si è espressa la sorella del giudice Giovanni Falcone, che morì nell’esplosione, insieme alla moglie e ai tre agenti di scorta, proprio per mano di Giovanni Brusca. Riportiamo un estratto delle parole di Maria Falcone:

Umanamente è una notizia che mi addolora, ma questa è la legge, una legge che peraltro ha voluto mio fratello e quindi va rispettata. Mi auguro solo che magistratura e le forze dell’ordine vigilino con estrema attenzione in modo da scongiurare il pericolo che torni a delinquere [...]

Ora Giovanni Brusca dovrà scontare ancora quattro anni di libertà vigilata, ma sarà accanto alla moglie e al figlio, avuto durante la sua detenzione.

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# Mafia

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