Capital Key: ecco perché la BCE ridurrà gli acquisti di titoli italiani

Luca Fiore

03/12/2018

03/12/2018 - 18:01

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La capital key del nostro Paese, la quota che ciascuna banca centrale nazionale detiene dell’azionariato della BCE, è destinata a scendere. Vediamo le possibili conseguenze

Capital Key: ecco perché la BCE ridurrà gli acquisti di titoli italiani

Dal primo gennaio, la quota del capitale della Banca Centrale Europea detenuta dall’Italia è destinata a scendere. Lo ha annunciato l’istituto di Francoforte.

Ogni cinque anni (o quando un nuovo Paese entra nell’UE), l’istituto guidato da Mario Draghi stabilisce le “capital key”, ossia le quote che ciascuna banca centrale nazionale detiene dell’azionariato della BCE. Queste quote sono stabilite prendendo in considerazione l’andamento del Pil e della popolazione nei singoli Paesi dell’Eurozona.

È tramite la capital key che la banca centrale effettua gli acquisti di titoli: maggiore è la quota, più titoli vengono acquistati.

Key italiana in calo di mezzo punto percentuale

Dal nuovo anno, la quota appannaggio di Bankitalia passerà dal 12,3108 all’11,8023%. Questo perché oggi, rispetto a cinque anni fa, la ricchezza prodotta dal nostro Paese e la popolazione italiana (i due fattori incidono in pari misura) rappresentano una quota minore all’interno dell’Unione europea.

Contrazione più contenuta per il Banco de Espana, dall’8,8409 all’8,3391 per cento, e per l’istituto centrale portoghese, dall’1,7434 all’1,6367%. Lieve incremento per la Banque de France (dal 17,9973 al 18,3670) mentre la Bundesbank vedrà il suo peso salire dal 17,9973 al 18,3670 per cento.

Nel complesso, 12 banche centrali nazionali registreranno una contrazione della quota mentre 16 avranno la “key” aumentata.

Nuove key impatteranno sui reinvestimenti?

Le nuove quote non sono destinate ad impattare il QE in corso che, salvo soprese dell’ultim’ora, è destinato a terminare il 31 dicembre. Andranno invece, probabilmente, ad incidere sulle modalità di reinvestimento dei titoli già acquistati che vanno in scadenza.

Nei primi nove mesi del 2019 i bond sovrani in maturazione ammontano a 117 miliardi. Causa una struttura del debito caratterizzata da scadenze “lunghe”, già ora è possibile dire che i reinvestimenti in titoli italiani saranno minori rispetto, ad esempio a Germania e Francia.

È probabile che i primi mesi del 2019 siano particolarmente “caldi” per la carta italiana e, senza l’ombrello del QE, con la nuova chiave la situazione è destinata ad intensificarsi ancora di più.

Nel corso del prossimo meeting, in calendario il 13 dicembre, la BCE dovrà dire cosa intende fare: se continuare ad utilizzare i vecchi dati o se intende passare ai nuovi.

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