Calcio a rischio crac, ma per i procuratori profitti record negli ultimi 6 anni

Pierandrea Ferrari

18 Maggio 2021 - 16:49

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Con la crisi il pallone si è sgonfiato: stadi vuoti, fuga degli sponsor e costo del lavoro insostenibile. Al punto che la scadenza per l’iscrizione al prossimo campionato è come una mannaia per molti club del Belpaese. Brindano invece i procuratori, una delle cause dei flussi in uscita dal sistema pallonaro italiano: in sei anni buona parte della torta è finita nelle loro tasche. Il report di Affari&Finanza.

Calcio a rischio crac, ma per i procuratori profitti record negli ultimi 6 anni

Il calcio italiano è a rischio crac. Con la pandemia gli stadi si sono svuotati, le entrate da botteghini, abbonamenti e merchandising prosciugate, e persino i diritti tv – ovvero la fonte da cui si abbevera mezza Serie A – si schiantano con la fuga degli sponsor.

Quanto basta a bucare i bilanci (già malandati) dei club, che pagano un costo del lavoro esplosivo e anni di gestioni “allegre”, tra colpi miliardari e commissioni a gogò. E la scadenza del 30 giugno, quella per l’iscrizione al prossimo campionato, fa già paura, visto che persino l’Inter dell’impero Suning si è dovuta sedere al tavolo per chiedere un passo indietro ai calciatori sugli stipendi arretrati.

Dall’altra parte della barricata brindano invece procuratori e agenti, ai quali è pacifico imputare almeno in parte l’emorragia dei conti dei club. 913 milioni di euro, secondo l’ultimo report di Affari&Finanza, sono usciti negli ultimi sei anni dal sistema pallonaro italiano per finire dritti nelle tasche dei nuovi padroni del calcio. Una falla nota a cui nessuno ha voluto, o potuto, mettere una pezza.

Procuratori, profitti record negli ultimi 6 anni

Nel 2015, secondo l’indagine, i club italiani versavano 84,4 milioni ai procuratori. Cifra lievitata nel giro di un anno, e siamo nella stagione 2016, fino a 193 milioni, per poi ritracciare negli ultimi due anni verso quote inferiori, 187 milioni nel 2019 e 138 milioni nel 2020. Una flessione, quella degli ultimi dodici mesi, che è tuttavia da ascrivere perlopiù ad un calciomercato senza sussulti, piuttosto che ad una epifania dei vertici del calcio.

A staccare gli assegni più ricchi, tra il 2015 e il 2021, è stata la Juventus, che ha versato ai procuratori 190 milioni, seguita dall’Inter (108), dalla Roma (103), dal Milan (94,6) e a distanza dal Napoli (53,6). In controtendenza, invece, lo Spezia, neopromossa in Serie A e fresca di salvezza conquistata sul campo, che in un anno ha limitato le spese a 877.000 euro.

Nel borsino dei procuratori sale l’inglese Jonathan Barnett, agente di alcune stelle della Premier League come il gallese Gareth Bale, che solo nel 2020 ha portato a casa commissioni per 142 milioni. Sul podio anche il Re del mercato portoghese Jorge Mendes, che nella sua scuderia vanta José Mourinho e Cristiano Ronaldo, con 85,4 milioni, e l’italiano Mino Raiola, sempre vivo tra il vecchio (Ibrahimovic) e il nuovo (Halaand), con 69,6 milioni.

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