Brexit: Londra e Bruxelles continuano a trattare sui servizi finanziari

Pierandrea Ferrari

5 Gennaio 2021 - 11:25

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Poche ore prima del termine del periodo di transizione, Regno Unito e Unione europea sono riusciti a trovare un accordo sulla Brexit. Ora, secondo gli osservatori, è tempo di sciogliere il nodo relativo ai servizi finanziari, lasciati parzialmente scoperti dal testo definitivo.

Brexit: Londra e Bruxelles continuano a trattare sui servizi finanziari

Dopo anni di trattative il Regno Unito e l’Unione europea sono riusciti a trovare una sintesi sul capitolo Brexit.

La stretta di mano, come noto, è stata resa possibile dalla disponibilità di Londra e Bruxelles a trovare un compromesso sul level playing field e i diritti di pesca, “hot topic” che hanno spesso surriscaldato i tavoli negoziali.

Ma nella fretta di concludere un accordo prima del termine del periodo di transizione, qualcosa è scappato dalla rete. Si tratta dei servizi finanziari, un segmento di mercato che rappresenta il 7% dell’economia britannica.

Downing Street e le istituzioni europee hanno intenzionalmente lasciato quest’area grigia nel faldone da oltre mille pagine consegnato dai negoziatori, al fine di scongiurare ulteriori ritardi che avrebbero comportato – a partire dal 1 gennaio – l’imposizione di dazi sui beni esportati. Ma ora, secondo gli osservatori, è giunto il momento di sciogliere il nodo.

Brexit: continuano le trattative sui derivati denominati in euro

Nel mare magnum dei servizi finanziari, a preoccupare è soprattutto il clearing dei derivati denominati in euro. Il mercato dei derivati europeo ha toccato quota 680.000 miliardi di euro nel 2019, ma buona parte delle attività di clearing continentali sono state svolte in Camere di compensazione londinesi, come la LCH.

Finora, lo European Securities and Markets Authority (ESMA) ha deciso di estendere la validità delle regole pre-Brexit al 22 giugno, concedendo dunque più tempo alle istituzioni europee per ridurre la propria dipendenza dalle Camere di compensazione britanniche.

L’obiettivo dell’ESMA, come noto, è di non permettere nel lungo periodo attività di trading sui derivati denominati in euro al di fuori dell’UE, o comunque di imporre le proprie regole nel caso in cui il clearing dovesse avvenire a Londra.

In tal senso, le parti hanno deciso di pubblicare un memorandum of understanding (MoU) entro dodici settimane per offrire maggiori delucidazioni sulle regole che potrebbero disciplinare il mercato dei derivati denominati in euro nella stagione post-Brexit. Una sintesi su questo capitolo spinoso permetterebbe alle aziende con base nel Regno Unito di vendere i loro servizi in Europa, ma questo sarà possibile solo se la regolamentazione britannica non divergerà eccessivamente da quella di Bruxelles.

L’UE, del resto, si trova in una posizione di forza. Di questo avviso Simon Gleeson, partner di Clifford Chance, che ha ricordato come: “Bruxelles si è sempre opposta ai provider esterni, e ora che lo è anche il Regno Unito, i britannici dovranno prendersi ciò che gli verrà dato”.

Ma per ora, in assenza di una visione comune, gli Stati membri dell’UE possono disciplinare - su base bilaterale - i propri rapporti con Londra sui servizi finanziari. Un passo in questa direzione è stato mosso dal Governo italiano nell’ultimo fine settimana, riconoscendo alle aziende finanziarie britanniche la possibilità di continuare ad operare nel Paese per i prossimi sei mesi.

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