Book Calling: la Digital Transformation spiegata da Benedetto Motisi, autore di «Prontuario di Comunicazione Digitale»

Antonella Coppotelli

13/10/2020

26/04/2021 - 15:45

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Fare il giornalista o il comunicatore oggi impone la conoscenza necessaria dei nuovi paradigmi di tutto il sistema di comunicazione totalmente basato e assoggettato alle regole ai diktat della Digital Transformation.

È davvero così importante rivedere il modus operandi di un mestiere che si pone come mission quella di rendere un servizio a un pubblico? Il lettore è ancora il vero “padrone” di chi abbraccia tale professione come recitava una lectio magistralis di Indro Montanelli?

A queste e a molte altre domande risponde “Prontuario di Comunicazione Digitale”, ultima fatica letteraria di Benedetto Motisi, edita da Maggioli Editore, dando al contempo una serie di strumenti utili per chi opera nel difficile sistema dei media contemporanei, esattamente come un prontuario, per districarsi in un mondo professionale divenuto sempre più complesso dove a farla da padrone non è più solo l’audience ma sono anche e soprattutto gli “stargate” che aprono le porte della rete dove confini e popolazione virtuale travalicano ogni controllo, numerico e di contenuto: Google e le piattaforme social.

L’autore che apre Book Calling, la neonata rubrica di video interviste di Money.it dedicata a libri e ad autori e che potete vedere e nel video associato, riassume attraverso un’analisi lucida e tagliente ciò che non potrà essere più come prima. Si pone l’accento soprattutto sull’evoluzione di un mestiere che deve tenere conto di cambiamenti radicali di fruizione dei contenuti da parte dell’utenza e di una industry, quella mediatica, che per sopravvivere deve necessariamente avere sotto controllo le performance dei propri contenuti e il loro posizionamento sui motori di ricerca: pena l’erosione del ROI a detrimento di tutta una macchina che rischia di arenarsi prima ancora di partire senza garantire agli editori - e di conseguenza alla filiera - revenue per sostenere tutto l’ingranaggio.

Gli stargate della rete e il nuovo ruolo del lettore e dell’elettore

Web libero ed egalitario: erano questi gli intenti di Sir Tim Berners-Lee quando 31 fa anni diede vita al web, la creatura che ha cambiato definitivamente l’approccio di fruizione dei contenuti ma anche delle abitudini di acquisto di tutto il mondo. Idealmente e moralmente è ancora la mission del papà del World Wide Web che lo scorso anno ha compiuto 30 anni, tanto da creare la Web Foundation, una fondazione per salvare la rete e renderla aperta, libera e scevra da distopie digitali.

Il caso o la beffa vuole che tra i sostenitori della nobile causa del baronetto inglese vi siano proprio Google e Facebook, quelli che Motisi, giustamente, identifica nel suo libro come gli stargate per entrare nella rete e pronti da un lato a soddisfare i bisogni primari di informazione e a sedare, dall’altro, la brama di stima e di autorealizzazione insita nella natura umana. Non vi è scampo, a quanto pare.

Gli abili UX designer dei due colossi digitali (ma non solo loro) hanno creato quel giusto funnel affinché la nostra attenzione sia sempre catturata e pronta a essere “biddata” per un click, in cambio di un like o di un consenso che alimenta l’ego della nostra pancia a detrimento di quello della testa. E’ talmente tutto cambiato che, complice anche e soprattutto l’utilizzo dello smartphone, non siamo più abituati a leggere ma a scrollare e a soffermarci su chi sappia attivare meglio il nostro lato emozionale.

Durante la chiacchierata con l’autore sono emersi molti punti di contatto tra il suo libro e The Social Dilemma, il nuovo docu-film su Netflix dedicato a esplorare gli ingranaggi dei social network che fanno leva sulla nostra vulnerabilità e reso credibile dalle testimonianze di ex ingegneri e professionisti di Google, Twitter, Pinterest e Facebook.

Una regola divenuta aurea che non vale solo per le piattaforme social ma anche per l’editoria online e per le campagne politiche, che negli ultimi anni, si contendono l’elettorato grazie alle piattaforme social.

“L’utente sfrutta il contenuto per risolvere un’esigenza in tempo medio di 30 secondi questo cambia tutto”

dice Motisi.

Un paradigma di comunicazione totalmente nuovo che non deve essere giudicato o demonizzato ma necessita di essere compreso fin nelle sue pieghe più intime per poterlo governare e trarne il meglio. In questo Prontuario di Comunicazione Digitale assolve in pieno al suo scopo e analizza come e perché l’utente (e non più lettore) prediliga una tipologia contenuti piuttosto che un’altra, determinando anche scelte editoriali che si rendono imprescindibili se si vuole sopravvivere in questo mare magnum che è diventata la rete. Non può essere altrimenti dal momento che la popolazione mondiale digitale è di oltre 4 miliardi secondo il Report Digital del 2020 con confini fisici inesistenti: il sogno di qualsiasi monarca, in pratica.

Questo, però, non significa avere persone educate a una digitalizzazione completa ma una divisione ancora più netta di users di natura «googliana» e di pasta social che non comprendono ancora la potenzialità della rete. E’ necessaria un’educazione digitale? Sì, lo è ma, come emerge dal confronto con Benedetto Motisi, non può essere calata dall’alto ma deve essere delegata al singolo la volontà di approfondire e di capire il funzionamento di certi meccanismi.

Vero e verosimile: il marketing delle fake news

Il libro apre e chiude con una spina nel fianco della comunicazione contemporanea: il marketing delle fake news e quel sottile confine tra vero e verosimile che alimenta tutto il sistema.

Si potrà controllare o regolamentare? In teoria ma anche in pratica vi è il Testo Unico dei Doveri del Giornalista entrato in vigore a febbraio 2016 che disciplina il tutto, ma si sa che tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare e sempre quella necessità primaria di accaparrarsi per primi e il più a lungo possibile l’attenzione dell’utenza.

Il problema, come scrive Benedetto Motisi, è sempre nell’idea di business che sta dietro a un progetto editoriale o politico che sia. Per quanto feroce, è così che funziona e questo vale per tutti, anche per quelle testate ultra-blasonate che affondano le proprie radici nella carta: quel click, meglio ancora se sul banner o link pubblicitario, è la linfa vitale che serve al sistema per stare in piedi.

Se ne uscirà? Molto probabilmente no ma non disperiamo perché se è vero che da un lato il marketing delle fake news e del click-baiting alimenta, dall’altro gli editori più lungimiranti attingono a quelle casse per poter creare contenuti che inducono alla riflessione e al pensiero. Finché vi sarà qualcuno che li leggerà, vi sarà speranza di un mondo migliore. Non dimentichiamo che gli utenti siamo noi e in quanto tali possiamo fare la differenza.

Arricchiscono, infine, il saggio di Benedetto Motisi la testimonianza di quattro professionisti del settore che l’autore definisce “voci”: Luca Ferlaino, Tommaso Longobardi, Dimitri Stagnitto e Markiyan Yurynets. Un coro ben diretto e orchestrato che ci regala visioni e indicazioni estremamente utili su editoria, politica e gestione di pagine social, lasciandoci molti spunti su cui riflettere.

Prontuario di Comunicazione Digitale è pieno di riferimenti a fonti online. Per facilitare la loro consultazione, l’autore ha creato un gruppo Facebook aperto raggiungibile qui.

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