Biden deve risollevare un Pil allo 0,1%. L’Europa si sfili. O sarà agnello sacrificale

Mauro Bottarelli

29/01/2022

29/01/2022 - 15:15

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L’ultimo GDPNow parla chiaro. Così come la frenesia bellicista in Ucraina. E Washington prepara l’assalto al commercio marittimo e l’uso strategico del gas. Di fatto, è già guerra. Avvisate Bruxelles

Biden deve risollevare un Pil allo 0,1%. L’Europa si sfili. O sarà agnello sacrificale

Joe Biden è disperato. Letteralmente. E non esiste al mondo pericolo peggiore di un presidente Usa in crisi di consensi nell’anno delle elezioni di mid-term. Le prove di questa rincorsa affannosa prima dell’appuntamento di novembre nelle ultime 72 ore si sono affastellate in maniera talmente palese da apparire, appunto, per ciò che sono: la nudità di un Re, oggettivamente mai troppo vestito fin dall’insediamento.

Diradata la nebbia del colpo di Stato al Congresso, è rimasto ciò che i Vanzina vedevano sotto il vestito delle modelle anni Ottanta: niente. Partiamo dall’Ucraina. Non solo il presidente ha annunciato l’invio di truppe statunitensi nei Paesi alleati dell’Europa dell’Est, di fatto svelando la natura falsa e strumentale della risposta scritta inviata alla Russia rispetto ai timori sull’allargamento ma - dopo averlo osteggiato per anni come il demonio -, l’amministrazione Usa ha scoperto che Viktor Orban non è poi brutto come lo dipingono. Detto fatto, gentile richiesta - da presidente a presidente di accogliere appunto su suolo ungherese i boots americani in arrivo in chiave anti-russa.

Il tutto mentre la Nato continua a condannare l’ammassarsi di truppe del Cremlino sul confine, nonostante lo stesso presidente ucraino Zelensky getti da giorni acqua sul fuoco e denunci una certa isteria bellicista dell’Alleanza. Non stupisce poi che la nuova offensiva sia arrivata al termine del primo round di colloqui fra Vladimir Putin e Emmanuel Macron sulla de-escalation, talmente positivi da aver spinto il capo della diplomazia russa, Serghei Lavrov, ad azzardare la data di un secondo incontro per tentare la via di una tregua permanente.

Ma perché questa frenesia di guerra dall’altra parte dell’Atlantico? Lo mostra plasticamente questo grafico,

Andamento del tracciatore in tempo reale del Pil Usa (1 trimestre 2022) Andamento del tracciatore in tempo reale del Pil Usa (1 trimestre 2022) Fonte: GDPNow/Atlanta Fed

il quale incarna alla perfezione l’ovvia ragione per cui il mercato ha bellamente ignorato le ennesime minacce a vuoto di Jerome Powell sull’aumento a raffica dei tassi. Nel giorno in cui l’indicatore inflazionistico preferito proprio dalla Fed, il Core PCE Deflator, saliva al massimo dall’aprile 1983 e l’indice delle spese personali scendeva per la prima volta dal febbraio 2021, ecco che il tracciatore del Pil in tempo reale della Fed di Atlanta (GDPNow) inviavo lo shock: l’economia Usa è già alle soglie della contrazione. La rilevazione del 28 gennaio parla chiaro: la crescita per il primo trimestre di quest’anno è allo 0,1%, un tracollo dal 5,6% di solo dieci giorni fa e contro un consensus medio del 3,3%.

Non a caso, sempre ieri Bank of America pubblicava un report nel quale tagliava con il machete delle previsioni di crescita per l’intero 2022, focalizzandosi soprattutto sui primi tre mesi, il cui tasso è stato rivisto dal 4% all’1% attuale. Insomma, Joe Biden ha un enorme problema, sintetizzato da questo grafico:

Correlazione fra tasso di inflazione Usa e gradimento di Joe Biden Correlazione fra tasso di inflazione Usa e gradimento di Joe Biden Fonte: Bank of America

stagflazione ormai praticamente garantita e apprezzamento dell’opinione pubblica al pari di quello per Ted Bundy. Occorre distrarre. Occorre ricorrere alla strategia Wag the dog, come nel film come Robert De Niro e Dustin Hoffman. Ed ecco che, in effetti, questo grafico

Correlazione fra tasso di gradimento di Joe Biden e presenza dell'Ucraina nelle news nazionali Correlazione fra tasso di gradimento di Joe Biden e presenza dell’Ucraina nelle news nazionali Fonte: Bloomberg

mostri come in contemporanea con l’inabissarsi del gradimento del presidente, l’Ucraina sia cresciuta di presenza nelle news nazionali. Proprio come l’Albania sotto attacco del film.

Insomma, la guerra è inevitabile. Anzi, la corsa alla guerra lo è. La necessità che si spari anche un solo proiettile, in realtà, è paradossalmente minima. Il warfare lavora benissimo anche solo sulle aspettative. Anzi, forse anche meglio. Ma ecco che nel frastuono del conflitto, Washington muove silenziosa le pedine che davvero contano. Gli Stati Uniti, infatti, apriranno un registro navale aperto nelle Isole Vergini, di fatto creando una nuova bandiera di navigazione che vada ad affiancarsi alle tre già esistenti, ovvero Panama, Liberia e Marshall Islands. L’operazione sarà co-gestita con il Northeast Maritime Institute, un college nautico privato del Massachusetts che ha già sovrainteso alla gestione del registro della Repubblica Dominicana.

La ragione della mossa, dopo tanti anni di sostegno al regime di three open international flags? Conquistare il controllo militare del mare attraverso quello commerciale. Il tutto aumentando le tariffe, obbligano i grandi carriers internazionali a cambiare prezzi e operatività in favore degli interessi Usa, gettando le basi per una tratta antagonista a quella marittima della Belt and Road cinese, obbligando gli scafi a battere bandiera statunitense, tagliando fuori dal mercato carriers o porti sgraditi, utilizzando contractors privati per operare come charter al fine di garantire approvvigionamento di materie chiave e liberando la Marina Usa da compiti di pattugliamento che ricadranno su altri. Costi inclusi.

Di fatto, la vera notizia dell’anno. Quantomeno a livello geopolitico. Totalmente ignorata. Infine, questi ultimi due grafici

Andamento del prezzo dei futures del gas statunitense Andamento del prezzo dei futures del gas statunitense Fonte: Bloomberg
Andamento del prezzo dei futures del gas Usa con consegna marzo 2022 Andamento del prezzo dei futures del gas Usa con consegna marzo 2022 Fonte: Bloomberg

ci mostrano come gli Usa intendano utilizzare - al pari della Russia - il loro gas naturale per scopi geopolitici e strategici. E come l’appeseament di Ursula Von Der Leyen verso Joe Biden nella ricerca congiunta di fonti alternative di approvvigionamento per l’Ue sia potenzialmente un cavallo di Troia e una scelta suicida. In un solo giorno il prezzo del gas naturale Usa è esploso del 72% a causa di un colossale short squeeze sulle posizioni ribassiste schiacciate dal binomio di scadenze delle opzioni e previsioni di un febbraio polare per 45 milioni di americani che vivono nelle aree interessate da tempeste di vento e neve.

Di fatto, la prova provata che l’ipotesi di utilizzare i tankers statunitensi per soppiantare i flussi di gas russo equivale a una dichiarazione di resa dell’Europa e della sua industria. Un qualcosa che, alla luce di quel dato di Pil, alla Casa Bianca potrebbe non dispiacere. Infine, l’ultimo tassello: dopo aver messo sul piatto un attivismo globale e omnicomprensivo, Joe Biden ha annunciato che le criptovalute dovranno essere regolamentate per una questione di sicurezza nazionale. I tempi per la discussione al riguardo che la Casa Bianca avrebbe garantito alle Agenzie federali interessate? Di tre ai sei mesi. Giusto in tempo per il voto di mid-term di novembre. Attenzione, gli Usa sono entrati in guerra. E non faranno prigionieri.

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