Beni pignorabili e non, quali sono: l’elenco completo

Simone Micocci

18/02/2022

18/02/2022 - 12:44

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Quali beni possono essere soggetti a pignoramento? E quali no? Ecco un elenco completo di cosa è a rischio in caso di esecuzione forzata.

Beni pignorabili e non, quali sono: l’elenco completo

Hai un grosso debito, nei confronti di un privato o anche dello Stato, e temi che il giudice possa autorizzare un pignoramento ai tuoi danni. A questo punto, sei curioso di sapere quali beni potrebbero essere aggrediti dal creditore e quali invece no.

Come ben saprai, infatti, esiste un elenco di beni e redditi non pignorabili, i quali dunque sono al riparo da qualsiasi esecuzione forzata. Un elenco che include diverse voci, garantendo comunque al debitore un minimo vitale con cui vivere.

È la legge a porre dei limiti all’esecuzione forzata, definendo nel concreto i limiti oltre il quale non si può andare con il pignoramento. Limiti che per una parte dipendono dalle condizioni economiche del debitore, con l’obiettivo di tutelarne in ogni caso dignità e diritto alla sopravvivenza, mentre dall’altra riguardano la natura del bene stesso.

Vediamo, dunque, quali sono i beni non pignorabili e quali, invece, lo sono ma entro certi limiti.

Come funziona il pignoramento

Il pignoramento di beni mobili è l’atto con il quale si dà inizio all’espropriazione forzata dei beni di proprietà del debitore insolvente; ha lo scopo di recuperare la somma dovuta al creditore attraverso la vendita dei mobili pignorati.

Il pignoramento di questi beni (come anche il pignoramento dei beni immobiliari) ha due presupposti fondamentali:

  • il titolo esecutivo, emesso dal giudice dopo aver accertato in giudizio l’esistenza del credito;
  • l’atto di precetto inviato al debitore con l’intimazione di pagamento.

Dopo la ricezione dell’atto di precetto, il debitore ha 10 giorni di tempo per pagare il debito, altrimenti verrà predisposto il pignoramento dei beni nei 90 giorni successivi.

Ma cosa può effettivamente essere pignorato? Scopriamolo.

La prima casa può essere pignorata?

Per quanto riguarda la possibilità di pignoramento della casa bisogna fare una distinzione tra il creditore privato e l’Agenzia delle Entrate Riscossione.

Quest’ultima, infatti, non può pignorare la prima casa - a differenza degli altri esattori privati che invece possono farlo in ogni caso - qualora vengano soddisfatti tutti i seguenti requisiti:

  • qualora la prima casa risultasse l’unico immobile di proprietà del debitore;
  • la prima casa non sia un immobile di lusso: non deve dunque essere accatastata nelle categorie A/1, A/8 o A/9;
  • deve essere luogo di residenza del debitore e adibita a civile abitazione.

L’Ente di Riscossione pubblico, dunque, in mancanza anche di uno solo dei suddetti elementi, può procedere al pignoramento dell’immobile, anche se prima casa. L’importante è che sussistano le seguenti condizioni:

  • il debito nei confronti del Fisco supera i 120mila euro;
  • il valore totale degli immobili di proprietà è di almeno 120mila euro;
  • il bene è stato ipotecato da almeno 6 mesi.

Inoltre, prima di poter procedere con il pignoramento, al debitore bisogna dare la possibilità di saldare il debito predisponendo un piano di rateizzazione. Come anticipato, invece, non ci sono limiti per il pignoramento della prima casa da parte di privati.

La pensione può essere pignorata?

Se con il termine “pensione” ci riferiamo ad un trattamento di tipo previdenziale, compresa la pensione d’inabilità totale o l’assegno ordinario d’invalidità, va detto che esiste un limite di pignoramento ma non è assoluto.

Per i trattamenti previdenziali, infatti, la legge autorizza il pignoramento ma garantendo al titolare del trattamento il diritto al cosiddetto minimo vitale. Questo viene calcolato togliendo dalla pensione una quota pari a 1,5 volte l’importo dell’assegno sociale: della parte restante il debitore ne può prendere 1/5.

Quanto appena detto vale anche per la pensione ai superstiti. Diverso, invece, il discorso per quelle pensioni di tipo assistenziale: tali misure, riconosciute al debitore a causa della propria condizione di salute (assegni d’invalidità civile) o reddituale (assegno sociale), non possono essere aggredite da alcun creditore, non risultando dunque pignorabili.

Lo stipendio può essere pignorato?

Per lo stipendio vale quanto detto sopra. Questo può essere pignorato, ma comunque garantendo al debitore un minimo vitale. Il calcolo in questo caso è differente da quello per la pensione: nel dettaglio, non possono essere pignorati i 4/5 dello stipendio, con il creditore dunque che ne può aggredire solamente il 20%.

La regola di 1/5 non vale per tutti

Va detto che sia per lo stipendio, quanto per le pensioni, la regola dell’1/5 pignorabile vale per tutti i creditori ad eccezione dell’ente pubblico di Riscossione. Per l’Agenzia delle Entrate, infatti, la quota pignorabile varia dalla misura dell’emolumento che si va ad aggredire, in quanto:

  • 1/10 dello stipendio/pensione se l’importo non supera i 2.500€;
  • 1/7 dello stipendio se l’importo non supera i 5.000€;
  • 1/5 dello stipendio se l’importo è superiore ai 5.000€.

Gli ammortizzatori sociali sono pignorabili?

Sì, gli ammortizzatori sociali, intesi come indennità sostitutive dello stipendio, possono essere pignorati. Vale ad esempio per la NASpI, come pure per la DIS-COLL e per la cassa integrazione. Per questi si applicano le stesse regole previste per il pignoramento dello stipendio.

È impignorabile, invece, l’indennità di mobilità in quanto questa rappresenta un trattamento di tipo previdenziale.

Il Reddito di cittadinanza è pignorabile?

In quanto trattamento assistenziale, per il Reddito di cittadinanza vale la regola applicata sugli altri sussidi: l’importo erogato non può mai essere aggredito dal creditore, neppure nella misura di 1/5. Lo stesso, ovviamente, vale per la Pensione di cittadinanza.

Le polizze assicurative sono pignorabili?

Altro bene non pignorabile sono le somme dovute dall’assicuratore al beneficiario. Ad esempio, la polizza sulla vita non è suscettibile di pignoramento. Il motivo è chiaro: il legislatore in questo modo ha voluto proteggere il valore della “previdenza”.

Quali oggetti non sono pignorabili

Anche il pignoramento mobiliare è consentito dalla Legge. Il creditore, dunque, potrebbe pignorare determinati oggetti che, in base al loro valore, andranno a saldare parzialmente o totalmente il debito.

Allo stesso tempo, però, la normativa elenca una serie di oggetti non suscettibili, vista la loro natura, di pignoramento. Ad esempio, visto il valore affettivo, viene stabilita la non pignorabilità della fede nuziale. Altri oggetti non pignorabili sono:

  • oggetti sacri, salvo il caso in cui questi abbiano un valore economico particolarmente elevato;
  • vestiti e biancheria;
  • letto;
  • armadi e cassettoni;
  • tavoli e sedie da pranzo (utili quindi a consumare i pasti);
  • stufe;
  • fornelli da cucina;
  • frigorifero;
  • lavatrice;
  • alimenti, bevande e combustibili necessari per un mese al mantenimento del debitore e della sua famiglia;
  • armi e tutte le cose che il debitore ha l’obbligo di detenere per ragioni di pubblico servizio;
  • decorazioni al valore;
  • lettere;
  • registri;
  • scritti di famiglia in generale, oltre ai manoscritti, a meno che non facciano parte di una collezione.

Restano pignorabili tutti gli altri mobili e oggetti di grande valore economico per via del loro pregio artistico o perché oggetti di antiquariato. Non esistono, invece, limiti al pignoramento di auto e moto.

Il pignoramento di beni mobiliari ha lo scopo di recuperare i soldi che spettano al creditore con la vendita per esecuzione forzata.

Ciò significa che, in linea generale, i beni mobili del debitore non passano fisicamente nella disponibilità del creditore ma devono essere venduti a terzi. Tuttavia il creditore può chiedere al giudice di procedere con l’assegnazione diretta anziché con la vendita per esecuzione forzata ma solo quando i beni del debitore hanno un valore economico determinato e corrispondente all’ammontare del debito.

Dopo il pignoramento, il debitore mantiene la proprietà dei beni mobili mentre il possesso passa all’Istituto vendite giudiziarie o al professionista delegato per la vendita. Se il bene viene venduto, il ricavato andrà a soddisfare la pretesa del creditore, nel caso contrario il bene mobile torna nella disponibilità del debitore e il creditore resta insoddisfatto.

Gli animali possono essere pignorati?

Anche gli animali possono essere oggetto di pignoramento, ma ci sono delle eccezioni. Ad esempio, la normativa stabilisce che non sono pignorabili gli animali di compagnia tenuti dal debitore senza fini produttivi, alimentari o commerciali.

Lo stesso vale per gli animali utilizzati a fini terapeutici o di assistenza, sia per il debitore che per i suoi familiari.

Si possono pignorare i soldi su conto corrente?

I soldi su conto corrente possono essere pignorati tutti, ad eccezione delle somme riferite a pensioni e stipendio. In questo caso, infatti, si applicano dei limiti ben precisi, in quanto il pignoramento può riguardare le sole somme superiori a tre volte l’importo dell’assegno sociale.

Cosa succede se il debitore è un nullatenente?

Può accadere che il debitore sia un nullatenente e quindi che non ci siano beni mobili o immobili pignorabili. In questa circostanza il creditore non può attuare alcuna misura alternativa contro il debitore e quindi è destinato a non avere indietro i suoi soldi.

Ciò non toglie che le cose possono mutare con il passare del tempo: se il debitore diventa proprietario di beni mobili o di redditi di altro tipo questi potranno essere sottoposti a pignoramento.

Tuttavia ciò è possibile fino a che il titolo esecutivo non cade non in prescrizione, cioè entro 10 anni dalla sua emissione. Se il debitore nullatenente muore, il creditore può far pignorare i beni mobili dei suoi eredi, sempre che questi abbiano accettato l’eredità.

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