Avviamento d’azienda: la differenza tra goodwill e badwill

Redazione

10/08/2022

10/08/2022 - 11:35

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Scopriamo quali sono i fattori che incidono sull’avviamento d’azienda e da cosa sono determinati.

Avviamento d’azienda: la differenza tra goodwill e badwill

L’avviamento d’azienda è una voce contabile inserita in bilancio nello stato patrimoniale e rappresenta un elemento del capitale intangibile di un’impresa.

Il Codice civile italiano definisce l’azienda come un “complesso dei beni organizzati dall’imprenditore per l’esercizio dell’impresa”, ma non effettua alcuna menzione circa l’avviamento. Si tratta di una grave lacuna giurisprudenziale poiché l’avviamento assolve ad un ruolo rilevante nella contabilità di bilancio e assume valore di mercato in occasione di operazioni di finanza straordinaria, come per esempio il trasferimento di un ramo d’azienda o nei casi di fusione e/o scissione aziendale.

L’avviamento d’azienda può avere valore positivo e in tal caso è definito con il termine anglosassone goodwill, ma se i fattori che lo caratterizzano incidono negativamente sul prospetto aziendale si ha il cosiddetto badwill o avviamento negativo.

L’avviamento di un’azienda: il goodwill

Il goodwill o avviamento positivo è un valore contabile iscritto nella voce B.I.5 della sezione Attività dello Stato Patrimoniale, uno dei prospetti contabili che compongono il “Pacchetto” del Bilancio contabile d’esercizio.

Nonostante non sia definito dall’ordinamento giuridico italiano nel corredo normativo contenuto all’interno del Codice civile, l’avviamento è stato definito dalla prassi contabile come “il maggior valore attribuito al complesso aziendale rispetto al suo valore contabile”.

L’avviamento positivo non rappresenta un bene aziendale che può essere ceduto o alienato sul mercato in maniera autonoma, ma essendo un bene intangibile la sua esistenza ed iscrizione in bilancio accresce il valore del complesso aziendale.
L’incremento del valore del patrimonio aziendale ha un ruolo rilevante e diviene oggetto di valutazione, di stima e di congettura nel caso in cui l’azienda sia oggetto di trasferimento sul mercato.

L’avviamento positivo è sinonimo del buono stato di salute aziendale e viene considerato in finanza come la capacità della stessa impresa di produrre reddito nel tempo (principio del “going concern”). Il goodwill incrementa il valore dell’intero complesso aziendale che sarà, di conseguenza, valutato in maniera positiva dagli shareholders e dei potenziali investitori sul mercato borsistico.

Il badwill: quando l’avviamento è negativo

Contrariamente al goodwill, l’avviamento negativo, ovvero il badwill, è da considerarsi sinonimo di deprezzamento e di depauperamento del complesso di beni aziendali. Il badwill è un indice di una scarsa redditività o, addirittura, segnale di croniche situazioni di perdita e viene valutato negativamente dagli investitori e dagli Shareholders aziendali.

Sul mercato borsistico ci sarà più sfiducia nell’investire capitale in aziende e società quotate con uno stato patrimoniale in cui il valore d’avviamento è negativo.

I fattori negativi che comportano un peggioramento dell’avviamento possono essere:

  • localizzazione non opportuna;
  • strategia aziendale inadeguata e di breve periodo;
  • struttura organizzativa non efficiente;
  • scarsa reputazione sul mercato;
  • cattiva immagine dell’azienda;
  • scarsa fiducia da parte di shareholders e stakeholders.

Contabilità e avviamento d’azienda: Besta vs Zappa

La prassi contabile e gli analisti finanziari sono soliti calcolare l’avviamento d’azienda ricorrendo a due metodi di calcolo:

  • diretto che permette di determinare il valore di avviamento attraverso l’attualizzazione di un flusso prospettico di profitto economico;
  • indiretto, calcolato mediante differenza tra due
    diverse configurazioni di capitale, quella economica e quella di funzionamento.

Interessanti in materia contabile sono le soluzioni di due grandi studiosi di economia: Fabio Besta e Gino Zappa.

Besta sottolinea che il calcolo del valore di avviamento si ottiene dalla capitalizzazione dei sopraredditi o profitto economico dato che “l’avviamento appare come il valore capitale della sovra redditività”.

Il concetto di avviamento quale elemento autonomo del patrimonio aziendale, sostenuto da Besta (sostenitore del metodo diretto) è confutato però in modo evidente dal concetto di avviamento quale differenza di valori (metodo indiretto) introdotto da Zappa. La visione zappiana permette infatti “il passaggio dalla concezione di impresa come somma di fenomeni economici alla concezione di azienda quale coordinazione economica in atto”.

Avviamento in bilancio: i principi contabili internazionali

L’avviamento non è un bene immateriale a sé stante e costituisce una parte inseparabile del patrimonio aziendale. L’iscrizione dell’avviamento in bilancio tra le immobilizzazioni immateriali è possibile solo se sia stato acquisito a titolo oneroso, nei limiti dell’onere economico effettivamente sostenuto e previo consenso del collegio sindacale.

L’avviamento deve essere ammortizzato e deve essere “spalmato” nei successivi esercizi per un periodo non superiore ai cinque anni (art. 2426 n. 6 Codice civile).

I principi contabili internazionali ritengono inoltre opportuno che l’avviamento sia sottoposto con cadenza annuale al cosiddetto «impairment test»: un procedimento di verifica che può portare solo ad una eventuale svalutazione.

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