AstraZeneca e J&J, chi ha interesse nell’ostacolare la campagna del vaccino anti-Covid?

Alessandro Cipolla

16/04/2021

23/06/2021 - 13:07

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Dopo AstraZeneca anche il siero di Johnson & Johnson è finito sotto accusa nonostante le rassicurazioni del mondo della scienza: l’effetto immediato è il rallentamento della campagna vaccinale in Europa e nei Paesi del programma COVAX, ma chi è che ci guadagna in questa sorta di “guerra” del vaccino?

AstraZeneca e J&J, chi ha interesse nell’ostacolare la campagna del vaccino anti-Covid?

Il paradosso del Covid è presto servito. Se dal punto di visto del contenimento della pandemia la scienza è prudente mentre buona parte della politica ha fretta di riaprire, sul fronte del vaccino le parti si capovolgono con i Governi che sposano la linea della massima cautela e gli esperti che si stracciano le vesti nel difendere la bontà dei sieri.

Il caso di AstraZeneca e Johnson & Johnson è lampante a riguardo. Il vaccino made in Oxford è stato in qualche modo da subito messo in discussione fino alla recente pubblica messa in stato di accusa, mentre Janssen è stato stoppato appena le sue prime dosi sono arrivate in Europa.

Come fatto notare da InsideOver, si tratta del vaccino meno costoso e dell’unico monodose attualmente in circolazione. Può essere una casualità che soltanto questi due sieri siano finiti nell’occhio del ciclone, ma la coincidenza è perlomeno sospetta.

Con la pandemia che non sembrerebbe allentare la sua morsa sospinta dalle nuove varianti, a riguardo la comunità internazionale dovrebbe intervenire per porre un freno alla diffusione incontrollata del virus in Brasile, una domanda sorge spontanea: chi mai potrebbe avere interesse a complicare la campagna vaccinale in atto in tutto il mondo?

Vaccini, il caso AstraZeneca e J&J

Fin da quando è scoppiata questa pandemia, tutti gli esperti sono stati concordi nell’affermare che tutto il mondo ne uscirà fuori solo dopo una campagna vaccinale massiccia e globale.

Un Paese infatti può raggiungere in tempi record l’immunità di gregge, ma se il virus continua a circolare indisturbato altrove mutando in svariate varianti che potrebbero “bucare” gli attuali vaccini, o si tengono i confini sigillati oppure c’è il concreto rischio di vanificare tutti gli sforzi fatti.

Per evitare questo, l’Oms ha lanciato il progetto COVAX per garantire l’accesso ai vaccini anche ai Paesi a medio e basso reddito. Al momento, questo programma ha ricevuto però autentiche briciole visto che tutte le grandi potenze stanno pensando prima a vaccinare i propri cittadini.

In questo contesto, il vaccino di AstraZeneca che è anche quello destinato per il programma COVAX, è utilizzato con forti limitazioni in diversi Paesi UE (Italia compresa) mentre la Danimarca ha deciso di bloccarlo definitivamente.

Nel suo pronunciamento, l’Ema ha ribadito che il vaccino è sicuro e che i “ benefici superano di gran lunga i rischi ”, con il mondo della scienza che ha sottolineato come paradossalmente ci siano molti più rischi di trombosi prendendo l’aereo o proprio con il Covid stesso.

Fatto sta che in Occidente la reputazione di AstraZeneca è ai minimi termini, nonostante il fatto che non esiste un farmaco a rischio zero e che ancora deve essere dimostrato il nesso tra la vaccinazione e i rarissimi casi di trombosi riscontrati.

Naturalmente le autorità sanitarie devono fare tutte le indagini del caso soprattutto in considerazione che, quelli contro il Covid, sono vaccini “nuovi” e realizzati in tempi record rispetto agli standard tradizionali.

Il vaccino di Johnson & Johnson invece era la grande speranza del nostro Governo, che molto puntava su Janssen per accelerare nella campagna destinandolo alle farmacie. Al momento invece il primo lotto arrivato giace in magazzino.

Negli Stati Uniti infatti dopo 6 casi di trombosi cerebrale riscontrati dopo 6,8 milioni di somministrazioni (una donna è morta e altre cinque tutte under 45 sono in gravi condizioni), si è deciso per la sospensione anche se ancora il nesso con il siero è tutto da dimostrare.

Anche in questo caso, reputazione del vaccino andata in malora e possibile utilizzo da noi soltanto per gli over 60. Di recente, La Stampa per per Johnson & Johnson e AstraZeneca ha parlato anche di un possibile ritiro dal mercato se gli studi in corso dovessero “dimostrare un’incidenza dei rari casi di trombosi cerebrale superiore alla norma anche nella popolazione anziana, e se l’abbattimento di piastrine nel sangue, in altrettanti rari casi conseguente alla vaccinazione, inducesse eventi emorragici”.

Caos vaccini, chi ci guadagna?

Su AstraZeneca non mancano le voci maligne nei confronti della Germania, ipotizzando una sorta di conflitto di interesse. Berlino infatti è stato il primo a limitare l’uso del siero anglo-svedese, facendo poi scuola quando è stata decisa la momentanea sospensione.

Si è parlato così di una sorta di “boicottaggio” per favorire le aziende tedesche Biontech e CureVac. La prima infatti è partner di Pfizer, mentre la seconda a breve dovrebbe ottenere il via libera dall’Ema per il suo vaccino anti-Covid.

L’Italia, vista la limitazione nei confronti di AstraZeneca e quella simile in arrivo per Johnson & Johnson, nel terzo trimestre quando si dovrà vaccinare la fascia 30-59 anni si potrebbe così trovare con circa 40 milioni di vaccini inutilizzabili, dosi queste che giocoforza andranno sostituite.

Molto si è discusso poi del fatto che AstraZeneca sia il vaccino meno costoso in circolazione, una sua dose ci costa 1,8 euro, mentre adesso l’Unione Europea sta per siglare un accordo da 1,8 miliardi di dosi con Pfizer però a un prezzo maggiore: 19,5 euro a dose invece che gli attuali 12 euro.

C’è da dire che finora Pfizer si è dimostrata di gran lunga l’azienda più affidabile nelle forniture, al contrario di AstraZeneca che ha tagliato le consegne nel primo trimestre e si appresta a fare altrettanto nel secondo.

La decisione degli Stati Uniti su Janssen invece ha spiazzato in molti, visto che Oltreoceano sono stati spesi 2 miliardi di dollari per acquistare 200 milioni di dosi del vaccino di Johnson & Johnson.

Gli Usa a differenza nostra possono però tranquillamente limitare l’utilizzo di J&J e fare a meno di AstraZeneca: per vaccinare 330 milioni di persone, hanno già opzionato oltre 1 miliardo di dosi.

La Casa Bianca a questo punto potrebbe utilizzare il surplus dei vaccini per facilitare la sua politica estera. A Canada e Messico sono stati inviati diversi lotti a patto che venga frenata l’immigrazione verso gli States, mentre l’UE spera nella benevolenza di Biden una volta che sarà terminata la campagna vaccinale negli Usa.

Gli Stati Uniti poi potrebbero destinare molte delle sue dosi extra al progetto COVAX, diventando così decisivi sul fronte vaccini per tanti Paesi africani e asiatici che sono fondamentali per gli equilibri geopolitici mondiali.

In parallelo con la pandemia, potrebbe essere così in corso una sorta di “guerra sotterranea” per quanto riguarda i vaccini. “C’è il sospetto - fa notare sempre l’articolo di InsideOver - che AstraZeneca, il più economico, e Johnson & Johnson, il monodose, possano essere finiti alla gogna più per le loro caratteristiche commerciali che non per i rarissimi e presunti casi di trombosi a essi collegati”.

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