Afghanistan, l’Europa non vuole i migranti: si alzano muri e niente corridoi umanitari

Alessandro Cipolla

23 Agosto 2021 - 10:26

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L’Afghanistan sarà il tema del G7 straordinario ma nessuno al momento sembrerebbe volere i migranti: in Europa si stanno già costruendo i primi muri mentre Putin ha paura dei terroristi.

Afghanistan, l’Europa non vuole i migranti: si alzano muri e niente corridoi umanitari

Nessuno vuole i migranti provenienti dall’Afghanistan, Europa compresa. Nonostante la fiera delle buone intenzioni, nelle ultime ore nessun leader comunitario ha smentito Janez Jansa, primo ministro conservatore della Slovenia e Presidente di turno dell’UE.

L’Unione Europea - ha twittato Jansa - non aprirà corridoi umanitari per i profughi dall’Afghanistan né consentirà che si ripeta la crisi migratoria del 2015, aiuteremo solo gli individui che ci hanno aiutato nell’operazione Nato e quei Paesi che sorvegliano il confine esterno dell’UE per proteggerlo; non è compito della UE o della Slovenia aiutare e pagare per tutti coloro che fuggono nel mondo”.

Dopo un’uscita del genere soltanto il presidente del Parlamento Europeo David Sassoli ha preso le distanze da Janez Jansa, mentre il cancelliere austriaco Sebastian Kurz si è schierato al fianco del primo ministro sloveno: “Sono assolutamente contrario ad accogliere altri rifugiati, ciò non accadrà durante il mio mandato”.

Non una parola al momento da Mario Draghi ed Emmanuel Macron, mentre è in silenzio pure Angela Merkel: in Germania si voterà a settembre, con il tandem CDU-CSU dato in forte crisi stando agli ultimi sondaggi.

L’imminente G7 potrebbe di conseguenza trattare solo in maniera superficiale la questione immigrazione: al momento dovrebbe continuare soltanto la messa in sicurezza di tutte quelle persone che hanno collaborato in questi anni con i militari occidentali, mentre per tutti gli altri l’Europa sta già costruendo un muro in Grecia per respingere una inevitabile ondata migratoria.

Europa: no ai migranti dall’Afghanistan

Da quando i Talebani hanno issato di nuovo la propria bandiera a Kabul, al termine di una guerra lampo dove l’esercito non ha quasi opposto resistenza nonostante sia stato armato e formato per vent’anni dai militari occidentali, l’argomento principale nei giornali di tutto il mondo è quello dell’Afghanistan.

Fiumi di parole e post social mentre i fatti concreti al momento sono ben pochi: il ponte aereo dall’aeroporto internazionale di Kabul per evacuare i collaborazionisti, l’Italia al momento ne ha messi in salvo circa 2.000, oltre al muro che si sta costruendo tra Grecia e Turchia per stoppare ogni possibile esodo verso l’Europa dei migranti afgani.

Quando il prossimo 31 agosto i circa 7.000 militari americani che presidiano l’aeroporto torneranno negli Stati Uniti, anche se appare probabile un prolungamento della loro permanenza, l’Afghanistan sarà definitivamente abbandonata al proprio destino.

Il timore maggiore che serpeggia a Bruxelles sembrerebbe essere però quello riguardante la questione immigrazione, con le parole al momento non smentite di Janez Jansa che a riguardo appaiono molto chiare: l’Europa non è intenzionata a realizzare un corridoio umanitario con l’Afghanistan.

Nel frattempo, la Grecia ha eretto un muro lungo 40 km a ridosso del suo confine con la Turchia per contenere i migranti, con Ankara che già ospita (ben pagata) 5 milioni di profughi soprattutto siriani che si è detta impossibilitata a reggere una nuova ondata.

Porta chiusa agli afgani anche da parte di Vladimir Putinbisogna evitare che i terroristi si fingano rifugiati”, una posizione simile a quella espressa nel nostro Paese da Matteo Salvini.

Ai leader mondiali così sembrerebbe interessare soprattutto la partita geopolitica che si gioca a Kabul, come quella legata alle terre rare, mentre i migranti appaiono essere solo un fastidioso problema nonostante il recente allarme lanciato dall’ONU: in Afghanistan si rischia un disastro umanitario, ma i confini europei vent’anni dopo l’avvio dell’operazione militare appaiono destinati comunque a rimanere chiusi.

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