Ora anche Roubini mette le mani avanti: crisi da stagflazione e debito inevitabile

Mauro Bottarelli

4 Luglio 2021 - 09:45

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Dr. Doom rompe gli indugi e parla chiaramente di «quando» e non di «se» rispetto a un altro 2008. E in tal senso, allarmano le parole di Andrea Enria, vigilanza Bce, sui leveraged loans nell’eurozona

Ora anche Roubini mette le mani avanti: crisi da stagflazione e debito inevitabile

Per la sua previsione della crisi subprime, si guadagnò l’appellativo di Dr. Doom. Nouriel Roubini, da allora, è divenuto economista e conferenziere fra i più richiesti, ospite fisso al Forum di Davos e cartina di tornasole vivente del grado di serietà di ogni contingenza di mercato: se l’uomo che sussurrava ai subprime minimizza, allora non c’è da preoccuparsi. Di converso, però, le rare volte che decide di indossare di nuovo i panni del Dottor Sciagura, allora c’è da allacciare le cinture. Quantomeno, per precauzione.

Più che altro, perché quando un uomo dal profilo ormai establishment e autorevole come il suo rompe gli indugi e decide che è l’ora di mettere le mani platealmente avanti, il forte rischio è quello di tempesta realmente in arrivo. E il suo articolo per Project Syndicate (The looming stagflationary debt crisis) è di quelli che non lascia spazio all’interpretazione: le Banche centrali sono ormai in trappola, i debiti fuori controllo e l’inflazione tutt’altro che transitoria come la si dipinge. Il rischio? La stagflazione degli anni Settanta incontrerà presto la crisi dei debiti del post-2008.

E la questione non va declinata in termini di «se», bensì fin da ora di «quando». Ma Nouriel Roubini è molto chiaro: se infatti il suo attacco ha come cuore pulsante l’impietosa radiografia di eccessi ed errori della Fed, le altre Banche centrali non sfuggiranno a quel cocktail letale in preparazione. Tutte: Bce, Bank of Japan e Bank of England. Il loro destino è segnato e comune, quando stagflazione e debiti uniranno le forze: Ritrovarsi in una posizione impossibile. Per Dr. Doom, infatti, in un tempo come quello attuale caratterizzato dal decoupling fra Cina e Usa che rischia di frammentare l’economia globale , unito alle sfide di cambiamenti climatici e Covid, i debiti privati delle economie avanzate diventerebbero insostenibili - come accadde durante la grande crisi finanziaria - e il loro spread rispetto ai bond ultra-sicuri dei governi potrebbero schizzare alle stelle, innescando una reazione a catena di default. Aziende con alto livello di leverage e i loro creditori da shadow-banking senza scrupoli saranno i primi della fila, seguiti a breve da cittadini indebitati e banche che li hanno finanziati.

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Fonte: IIF/BIS

E ancora: Alla luce di un contesto simile, le Banche centrali saranno giubilate se opereranno ma anche se non lo faranno, mentre molti governi diventeranno di fatto semi-insolventi e incapaci di salvare le loro banche, grandi aziende e gli stessi cittadini. Il doom loop fra debito sovrano e istituti bancari nell’eurozona venutosi a creare e acutizzatosi dopo la grande crisi finanziaria si ripeterà a livello mondiale, risucchiando tutte le componenti della società. Praticamente, l’apocalisse. Non a caso, è Dr. Doom. Il quale, però, contestualizza la sua fosca previsione, mettendola in prospettiva rispetto alle dinamiche presenti nei due momenti di crisi precedenti citati ad esempio.

Per Roubini, infatti, dopo tutto, le ratio di debito delle economie avanzate e anche di molti mercati emergenti erano molto più basse negli anni Settanta, motivo per cui la stagflazione non si associò a crisi debitorie. Paradossalmente, l’inaspettata inflazione di quel periodo cancellò il valore reale dei debiti nominali a tassi fissi, di fatto riducendo il carico dei debito pubblico per molte economie. E ancora: Di converso, durante la crisi finanziaria del 2007-2008, le alte ratio di debito sia pubblico che privato causarono una seria reazione che si sostanziò nell’esplosione della bolla immobiliare ma garantirono altresì che la recessione portasse come conseguenza una bassa inflazione, se non addirittura deflazione in senso stretto. Il credit crunch che si sostanziò diede vita a uno shock macro sulla domanda aggregata, mentre oggi i rischi maggiori derivano dal lato dell’offerta.

Difficile dargli torto. E se questo grafico

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Fonte: Bloomberg
mostra come la comparazione fra ISM manifatturiero Usa e prezzi alla produzione già oggi sembra preannunciare stagflazione nei fatti, a rendere meno empirica l’allarmante e impietosa disamina di Nouriel Roubini ci ha pensato venerdì Andrea Enria, numero uno della Vigilanza bancaria della Bce. In un discorso tenuto all’Università Federico II di Napoli, Enria ha parlato dei rischi che si stanno affacciando sui mercati finanziari a seguito della crisi scatenata dalla pandemia Covid-19, citando fra questi la crescita costante dei mercati dei prestiti con leva finanziaria e delle obbligazioni ad alto rendimento... In un ambiente finanziario caratterizzato dall’interconnessione tra le banche e il cosiddetto settore bancario ombra, una eccessiva assunzione di rischio in mercati come il credito con leva finanziaria e i mercati dei derivati legati alle azioni minaccia di lasciare le banche eccessivamente esposte a improvvisi aggiustamenti e correzioni del prezzo degli asset.

Insomma, se gli Usa sembrano voler fornire alla previsione catastrofica di Mr. Doom l’ingrediente della stagflazione, un uomo solitamente molto cauto nelle analisi e nei giudizi come Andrea Enria parla chiaramente di sistema bancario ombra, leveraged loans e derivati come rischio potenzialmente incombente sulla ripresa dell’eurozona. Lasciando oltretutto intendere come sia il clima da azzardo morale innescato proprio dai programmi di sostegno anti-pandemia delle Banche centrali il brodo di coltura in cui potrebbe svilupparsi il prossimo detonatore.

Un economista e un regolatore. Il primo decisamente pessimista, fino a sfiorare il catastrofismo che lo aveva contraddistinto in passato, il secondo più cauto e diplomatico ma proprio per questo da interpretare come operante in modalità da messa in guardia ben più che ipotetica. E quando ciò che veniva derubricato come pessimismo posturale e preconcetto diventa materiale da discussione mainstream, ancorché spesso sfumato in toni e riferimenti, conviene controllare il verso in cui sventoleranno a stretto giro di posta le bandiere più esposte al vento. E, nel caso, cercare un riparo di fortuna. Perché la rapidità con cui la variante Delta sta tramutandosi da eccezione sanitario-accademica ad allarme rosso globale insospettisce, giorno dopo giorno, rispetto alla scelta in tal senso già compiuta da Banche centrali e governi.

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