700 scuole chiuse nei prossimi due anni: il piano Meloni in legge di Bilancio

Giorgia Bonamoneta

27 Novembre 2022 - 23:14

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Dimensionamento della rete scolastica nella manovra di bilancio. Il piano del governo Meloni potrebbe far chiudere fino a 700 scuole sul territorio.

700 scuole chiuse nei prossimi due anni: il piano Meloni in legge di Bilancio

La manovra di bilancio prevede una spesa di 35 miliardi di euro, di cui due terzi dedicati al sostegno contro il caro bollette. Un simile approccio esclude inevitabilmente altro e in questo caso sono proprio pubblica istruzione e sanità. Lo scenario proposto la legge di Bilancio, come sottolinea il quotidiano specializzato Orizzonte scuola, non è roseo e prevede un possibile chiusura di 700 istituti in un biennio dovuto al dimensionamento scolastico.

Nel testo della manovra le Regioni, sulla base di parametri individuati da un futuro decreto, dovranno provvedere al dimensionamento della rete scolastica entro il 30 novembre di ogni anno. Nel testo viene inoltre sottolineato di salvaguardare le specificità derivate da condizioni geografiche e linguistiche. La riduzione delle scuole, previste intorno a quota 700, sarà scaglionato nei primi 3 anni scolastici con un correttivo rispettivamente del 7%, 5% e infine del 3%.

Secondo le prime stime questo “dimensionamento” comporterebbe una perdita di almeno 700 istituti, soprattutto nelle Regioni in sofferenza come Sardegna, Calabria e Basilicata. Secondo Orizzonte scuola esiste lo stesso rischio anche per Abruzzo, Molise e Campania dove il “dimensionamento spontaneo” è piuttosto lento.

Meno 700 istituti in 2 anni: cosa dice il testo della manovra sulle scuole

C’è agitazione intorno al testo della manovra di bilancio che riporta un dimensionamento della rete scolastica. Secondo quanto inserito nella manovra:

Le Regioni, sulla base dei parametri individuati dal decreto di cui al primo periodo provvedono autonomamente al dimensionamento della rete scolastica entro il 30 novembre di ogni anno, nei limiti del contingente annuale individuato dal medesimo decreto.

Nel testo si legge la necessità di salvaguardare le specificità presenti nei comuni montani, nelle piccole isole e nelle aree geografiche caratterizzate da specificità linguistiche. Secondo quanto descritto sarà previsto un differimento temporale in caso di necessità, ma non dovrà superare i 30 giorni.

Che cos’è il dimensionamento della rete scolastica?

Con “dimensionamento scolastico” si intende il piano di dimensionamento della rete scolastica, ovvero uno strumento per l’aggregazione, la fusione e la soppressione di scuole al fine di definire una scuola di dimensioni ottimali. Lo strumento è stato pensato a partire dal 2000, anno nel quale la scuola si presentava estremamente frammentata.

L’obiettivo è quello di avere quante più scuole di dimensioni ottimali possibili, che garantiscono a loro modo una serie di vantaggi come l’autonomia scolastica tramite l’attivazione di economie di scala, la stabilità nel tempo e il peso istituzionale per interloquire con la comunità locali.

Definire un dimensionamento scolastico ottimale tiene conto della popolazione scolastica, quella stabile, che non deve essere inferiore a 600 alunni nell’ultimo quinquennio. Esistono poi diversi esoneri dovuti a caratteristiche geografiche e linguistiche specifiche.

I rischi del dimensionamento delle scuole senza accordo con le Regioni

Il Fatto Quotidiano fa notare un problema con il dimensionamento della rete scolastica prevista all’interno della manovra. Entro il 31 dicembre deve essere trovato un accordo con le Regioni, perché in caso contrario il governo entro il 31 agosto con un decreto di natura non regolamentare dovrà decidere in autonomia i contingenti dei dirigenti sulla base di un coefficiente non inferiore a 900 e non superiore a 1000, integrato dal parametro della densità degli abitanti per chilometro quadrato.

Questo passaggio nello specifico rischia di creare una disparità tra Regioni come in Sardegna, Calabria e Basilicata, ma anche Abruzzo, Molise e Campania e quelle dove potrebbe risultare necessario sdoppiare gli istituti come in Lombardia, Puglia ed Emilia-Romagna.

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