5 segnali predicono il crollo del mercato azionario (GRAFICI)

Flavia Provenzani

21 Agosto 2017 - 17:17

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Le prove che preannunciano una forte correzione ribassista sui mercati di Wall Street tra indice VIX, correlazioni e l’influenza (negativa) di Trump.

5 segnali predicono il crollo del mercato azionario (GRAFICI)

Da mesi si parla del rischio dello scoppio della bolla speculativa sul mercato azionario mondiale: c’è chi accusa di allarmismo sterile, altri invece sono fermamente convinti che il crollo sia ormai dietro l’angolo.

Se sono le prove ciò che serve per rendere affidabile una previsione nel settore finanziario, prendiamo alla mano i grafici e riportiamo 5 segnali che preannunciano una forte correzione del trend.

5 segnali predicono il crollo del mercato azionario

Il rally dall’azionario sta per arrivare ad un momento cruciale. Alcuni indicatori mostrano un deterioramento importante di alcuni fattori che hanno aiutato Wall Street a segnare dei continui massimi storici negli ultimi tempi.

E come ci ha insegnato la crisi del 2008, se il mercato americano crolla, quello europeo (e non solo) viene inesorabilmente trascinato date le numerose interconnessioni nella finanza mondiale.

1) L’indice VIX sta salendo

Indice VIX, grafico a 6 mesi

L’indice VIX, che misura la volatilità a Wall Street, è sceso ai minimi storici e lentamente ma costantemente è tornato oltre la media mobile a 200 giorni, che ha rotto il 10 agosto, e continua a mantenersi sopra quella trendline di lungo termine. Si tratta di un segnale rialzista per l’indice e di una notizia negativa per il mercato, perché il cosiddetto “indicatore di paura” tende a muoversi in modo inverso rispetto ai titoli azionari.

Il VIX misura i posizionamenti sulle opzioni sull’indice S&P 500. E poiché le azioni scendono più velocemente di quanto salgano, l’indice è visto come una misura delle aspettative di un crollo del mercato nel breve termine. Il VIX ha oscillato attorno ai livelli attuali (15) in altre due occasioni quest’anno, a maggio e ad aprile, per poi tornare a scendere. Intanto rimane sotto la sua media storica di 20.

2) Le correlazioni saltano

La correlazione tra S&P 500 e DAX

Recentemente è apparsa una rottura della correlazione tra l’indice S&P 500 e il DAX, l’indice azionario di riferimento in Germania. Entrambi presentano una correlazione negativa, il che significa che si muovono in direzione opposta, un’indicazione che storicamente preannuncia una correzione ribassista dello S&P 500.

3) L’oro sta salendo

Andamento dell’oro da inizio anno

I futures dell’oro sono saliti sopra i 1.300 dollari l’oncia per la prima volta dalle elezioni presidenziali degli Stati Uniti dello scorso novembre. L’oro al momento scambia oltre le medie mobili a breve e lungo termine. Si è verificato un certo numero di fattori che hanno influenzato tale mossa, inclusa la debolezza del dollaro e il calo delle aspettative che la Federal Reserve aumenti di nuovo i tassi di interesse entro la fine del 2017. Ma nel complesso, la domanda per i beni rifugio, tra la paura per i valori eccessivi dell’azionario e altri eventi di rischio ha portato al rialzo il prezzo dell’oro, segnalando che gli investitori stanno coprendo le proprie esposizioni sul mercato.

4) L’indice Russell 2000 è in trend ribassista

L’indice small cap americano Russell 2000 giovedì scorso è sceso al di sotto della sua media mobile a 200 giorni per la prima volta in 14 mesi. Questo livello è ritenuto da molti osservatori come una linea di divisione tra il trend rialzista e quello ribassista di lungo termine. Inoltre, le small cap sono considerate degli indicatori della salute economica, e una divergenza suggerisce che gli investitori non sono sufficientemente rialzisti sulle prospettive a breve termine delle azioni o dell’economia. L’indice si è negato negativo per l’anno venerdì.

5) Trump

Il segnale più forte che anticipa che il mercato entrerà in un lungo periodo di debolezza è il presidente Donald Trump. Non solo a causa dei suoi recenti commenti razzisti che i dirigenti di Wall Street hanno trovato sconvenienti, ma perché le promesse fatte durante la campagna elettorale, tra cui i tagli alle tasse e un aumento degli investimenti in infrastrutture sembrano essere in pericolo. Questi impegni erano visti come forza trainante del rally del mercato, insieme all’aumento degli utili aziendali e alla stabilità dell’economia.

I dubbi sulla capacità del presidente di riuscire a fare qualcosa di concreto per l’economia sgretolano, giorno dopo giorno, la prospettiva di un miglioramento della crescita, almeno nel breve termine.

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