Tassi Bce al 4,5%, chi ci guadagna? Ecco chi vince e chi perde

Violetta Silvestri

7 Marzo 2024 - 16:20

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I tassi Bce restano invariati al 4,5% e niente cambia nella politica monetaria: chi vince e chi perde con il costo del denaro così elevato?

Tassi Bce al 4,5%, chi ci guadagna? Ecco chi vince e chi perde

Chi perde e chi vince con tassi Bce ancora fermi al 4,5% La riunione della banca centrale di marzo non ha ancora abbassato il costo del denaro, lasciandolo piuttosto su un livello considerato elevato.

Le buone notizie sull’inflazione in calo sono state confermate da Lagarde, fiduciosa sul percorso di diminuzione dei prezzi. Tuttavia, non c’è ancora abbastanza certezza sulla solidità di questa tendenza dell’inflazione in Eurozona e il timore vedere salari in aumento mantiene Francoforte prudente.

I tassi potrebbero rimanere ancora alti almeno fino a giugno e per questo è lecito chiedersi quali siano le conseguenze di un costo del denaro su questo livello. Chi vince e chi perde con tassi Bce al 4,5%?

Chi vince con l’aumento dei tassi Bce

Quando si parla di tassi di interesse si indica, in sostanza, il costo da pagare per prendere il denaro in prestito. Questo vuol dire, per esempio, che se un consumatore o un’impresa desiderano chiedere un finanziamento in banca per avere liquidità disponibile attraverso un prestito, il tasso di interesse da pagare al prestatore (in tal caso l’istituto di credito) sale, rendendo meno conveniente chiedere soldi.

Questo è proprio lo scopo della Bce: raffreddare la domanda di liquidità, investimenti e consumi per poter freddare l’inflazione.

La premessa aiuta a capire perché, nel meccanismo dei rialzi dei tassi, si possono individuare vincitori e perdenti. Chi ci guadagna con un costo del denaro elevato?

Banche

Uno degli effetti di tassi di interesse più alti è che le banche, applicando un costo del denaro dato in prestito maggiore, guadagnano maggiormente.

In termini tecnici significa che il loro margine di interesse cresce, avvantaggiando i bilanci degli istituti di credito. Nello specifico, per le banche gli interessi attivi, quelli che incassa dai clienti e che sono influenzati dai tassi Bce sono maggiori dei interessi passivi, quelli che paga ai clienti.

Risparmiatori

Essendo più costoso chiedere prestiti per spendere denaro liquido, diventa maggiormente remunerativo risparmiare.

Con tassi di interesse più elevati, in sostanza, chi ha denaro su conti di deposito può aspettarsi un ritorno maggiore, poiché, come spiegato dalla stessa Bce: “l’interesse è l’ammontare che fruttano i tuoi risparmi, ossia il rendimento che ricevi quando è la banca a “prendere denaro in prestito” da te.”

Attenzione però: l’aumento del tasso di deposito non sta andando di pari passo con quello di interesse nelle determinazioni bancarie, erodendo così i risparmi già intaccati dall’inflazione. Lo ha ricordato Fabi, Federazione autonoma bancari italiani.

Chi perde con tassi Bce al 4,50%

Con un costo del denaro maggiore, sono diversi i settori e le categorie finanziarie ed economiche che vanno incontro a svantaggi. Chi perde quando i tassi di interesse della Bce aumentano, come sta accadendo ora?

Privati con mutuo

La prima tegola che pesa sui cittadini privati con l’aumento del costo del denaro è l’aumento della rata del mutuo, specialmente a tasso variabile.

Questo accade perché l’Euribor, dal quale si calcola il tasso di interesse di un mutuo variabile, è collegato alla politica monetaria Bce, nel senso che aumenta con un rialzo dei tassi della banca centrale. La banca centrale interviene incrementando il suo tasso di riferimento e questo fa crescere anche il valore che le banche europee devono pagare quando prendono del denaro in prestito dalla Bce. Di conseguenza, le banche aumenteranno anche il costo per cittadini e imprese che chiedono prestiti e mutui.

Solo per citare un calcolo, spiegato in un articolo Money.it, la rata pagata a gennaio 2022, quando il tasso di interesse (TAN) era dell’0,67%, ammontava a 456 euro. Dopo i numerosi rincari operati dalla Banca Centrale Europea per contenere l’inflazione, il tasso di interesse dello stesso mutuo è aumentato significativamente, arrivando al 5,05% a settembre 2023, portando la rata mensile a 740 euro.

Tuttavia, occorre ora considerare che la strategia Bce è cambiata e i tassi, probabilmente, non saliranno più. Anzi, nel corso del 2024 si andrà incontro ai primi tagli. Per questo, qualcosa di positivo si muove per le rate dei mutui. Come spiegato nel nostro articolo dedicato, entro la fine dell’anno le banche potrebbero abbassare di 100 euro al mese circa la rata di diversi mutui a tasso variabile.

Anche un’indagine svolta da Facile.it apre scenari incoraggianti, come abbiamo spiegato qui.

Cittadini consumatori

Pur senza un mutuo, il normale cittadino consumatore è comunque colpito in negativo da tassi in aumento. Questo perché cresce il costo per avere soldi in prestito in banca, in un momento assai complicato per i budget familiari colpiti dall’inflazione elevata.

Prezzi ancora alti di generi di prima necessità erodono il potere di acquisto, mentre la Bce rende proprio più difficile chiedere in prestito liquidità che sarebbe necessaria per far fronte alle spese.

Stato

La politica monetaria dei tassi in rialzo si traduce di solito in un innalzamento dei rendimenti delle obbligazioni, con la conseguente caduta del suo prezzo. Ora, l’impennata del rendimento Btp significa che il debito dello Stato costa di più.

L’Osservatorio dei Conti pubblici ha fatto uno studio al riguardo: con un aumento di 1 punto percentuale dei tassi di interesse sui titoli di Stato, persistente e uniforme lungo la curva per scadenze, la spesa per interessi può crescere di 3 miliardi nei successivi 12 mesi (e di 39,4 miliardi nei successivi 5 anni).

Questo maggiore onere per le casse statali si aggiunge a un periodo non roseo, visto che la spesa pubblica è stata pressata dagli aiuti per aiutare famiglie e imprese con il caro bollette.

Imprese

Per le imprese ottenere prestiti sarà più difficile e proibitivo con tassi di interesse Bce che crescono a ogni riunione. Le aziende che desiderano investire chiedendo finanziamenti, si ritrovano a dover pagare oneri maggiori alle banche e quindi spesso sono spinte a frenare.

Inoltre, le imprese che hanno già un debito ora devono pagare rate maggiorate, con contraccolpi sui bilanci e rischi di insolvenze.

Attenzione, inoltre, ai movimenti dell’euro. Generalmente, una politica monetaria aggressiva spinge la moneta unica sul dollaro. Con l’apprezzamento dell’euro le esportazioni sono più vantaggiose, ma non l’import, che solitamente riguarda le materie prime (che rischiano di aumentare ancora di più di prezzo con un cambio sfavorevole).

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