L’Italia della solitudine: senza figli, né padri

Guido Salerno Aletta

17/05/2024

L’individualismo esasperato in campo economico al quale ci siamo acconciati, un liberismo divenuto metro assoluto del proprio successo personale e sociale, comporta un orizzonte illimitato del sé.

L’Italia della solitudine: senza figli, né padri

E’ stata ancora una volta una melassa, il dibattito che si è incardinato in occasione della quarta edizione degli Stati generali della natalità: tutto già visto e rivisto, che si è snodato tra le orgogliose rivendicazioni dei diritti conquistati dalle donne dopo anni di lotte dolorose, e non più rinunciabili, di poter decidere del proprio corpo in occasione di una gravidanza indesiderata, i richiami all’ideale della famiglia che rappresenta l’infrastruttura sociale primaria nei legami intergenerazionali, le preoccupazioni circa la sostenibilità economica della Aging Society su cui si sta incamminando pericolosamente l’Italia, il rammarico per le scelte politiche miopi nonostante i proclami.

Oggi ci si preoccupa per il fatto che in Italia si fanno pochi figli, per il tasso di natalità ormai inferiore a quello di sostituzione che ci conduce alla depopolazione, per la prospettiva di dover ricorrere alla immigrazione non avendo abbastanza forza-lavoro per le mansioni meno qualificate.
Appena qualche decennio fa, le preoccupazioni erano esattamente opposte: per un’Italia strutturalmente sovrappopolata, con poche risorse naturali e terre fertili da coltivare, con la necessità di trovare una prospettiva di lavoro all’estero alla manodopera giovanile esuberante stipulando accordi con i governi stranieri affinché accettassero di buon grado i lavoratori italiani e non li discriminassero. [...]

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